I gattopardi del vino

Gattopardi del vino: cambiare per rimanere gli stessi

I gattopardi del vino

Gattopardi: cambiare per rimanere gli stessi. Questa è la domanda che si pongono tutti i produttori di vino del mondo di fronte al nuovo clima

 

Gattopardi del vino: cambiare per rimanere gli stessi

Gattopardi del vino: cambiare per rimanere gli stessi- Gattopardo di Tommasi di Lampedusa

di Donatella Cinelli Colombini

E’ evidente che il clima ha prodotto dei grandi cambiamenti nei vigneti. In certe situazioni ha migliorato le performance dei terroir dando la possibilità di produrre vini di altissima qualità dove prima la vite non veniva neanche coltivata, basta pensare agli sparkling inglesi per capirlo.

 

I VANTAGGI E I PROBLEMI DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Per i territori già noti, il cambiamento climatico pone interrogativi e novità. A Montalcino ha moltiplicato le buone e ottime vendemmie. Ha beneficiato le zone più fredde, come quella Nord Ovest del Casato Prime Donne, ma impone a tutti una seria riflessione soprattutto sul modo di piantare, coltivare e raccogliere le vigne.
E’ rischioso cambiare i metodi che hanno portato un vino al successo. Ma conservarli, in presenza di un cambiamento come l’innalzamento delle temperature, è ancora più rischioso e allora applichiamo la celebre frase del Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa … «Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi». … In altre parole perché tutto rimanga com’è bisogna adattarsi ai cambiamenti diventare gattopardi del vino e solo in questo modo verranno conservate le posizioni di privilegio che sono state raggiunte in anni e anni di lavoro e di successo.

Gattopardi del vino

Gattopardi del vino- nelle vigne cambiare per rimanere gli stessi

 

I GATTOPARDI DEL VINO: CAMBIARE PER RIMANERE GLI STESSI

C’è un elemento guida: l’ascolto e il rispetto della natura.
Qui non parlo dell’impianto dei vigneti (porta innesti e cloni, scelta dei suoli, preparazione del terreno per l’impianto ….) e nemmeno della coltivazione del terreno. Mi limito a una sola nota: serve più terreno per ogni vite. Continuare a piantare oltre 5.000 ceppi all’ettaro equivale a non capire che piove meno e in modo monsonico per cui le viti soffrono la sete più di prima.
Ecco la mia ricetta per la coltivazione delle viti di Sangiovese: trasformarsi da cacciatori di sole a protettori dal sole. In altre parole bisogna imparare a usare le foglie in modo completamente diverso.

 

Consigli pratici di una vignaiola gattopardesca:
– puntare sul biologico e il biodinamico
– ridurre l’altezza della palificazione dei filari e la superficie di foglie attive (80 cmq per chilo d’uva) per diminuire la traspirazione
– usare tralci e foglie con effetto ombreggiante
– decidere le cimature in base alle temperature e alle piogge anche per spingere la vite a produrre legno e non accumulare zucchero nell’uva
– non sfogliare le viti prima della vendemmia e eventualmente solo nella parte meno esposta al sole
– raccoglie l’uva appena arriva al picco della maturazione (quando la concentrazione di antociani estraibili comincia a scendere) e non aspettare la surmaturazione
– cogliere l’uva a mano nella vigna scegliendo i grappoli con la stessa maturazione per poi tornare dopo qualche giorno a prendere gli altri. Senza una vendemmia selettiva l’uva che arriva nello stesso tino avrà livelli di maturazione diversa.