IL MERCATO DEL LAVORO NEL VINO
ANDREA PECCHIONI DI WINEJOB E GIANMARCO PINTO DI GAME2VALUE SPIEGANO COME LE CANTINE POSSONO PROCURARSI I TALENTI E COME FARE PER TENERSELI
di Donatella Cinelli Colombini #winedestination
Nel mondo del vino italiano ci sono tanti professionisti che passano da una cantina all’altra ma tutto avviene nell’orticello chiuso delle italian wineries perché difficilmente chi viene da altri settori trova lavoro. In altre parole se nel loro CV non c’è un elenco di nomi del vino, i giovani talenti, difficilmente vengono assunti.
Questo in sintesi il risultato dell’indagine compiuta da WineJob, agenzia specializzata in recruiting, formazione e consulenza nel settore del vino, e da Game2Value, innovativa piattaforma di videogame assessment per le risorse umane, su un campione di 523 persone (58% uomini) di cui il 78% già assunto in una cantina e il 22% in cerca di lavoro. Fra gli occupati c’erano il 45% di manager, il 35% di impiegati, l’11% di consulenti, il 4% di operai.
IL TURN OVER VELOCE DEI PROFESSIONISTI DEL VINO
La survey mostra come la ricerca di personale sia nettamente inferiore all’offerta perché le aziende preferiscono chi già lavora nel settore vino e può essere quindi immediatamente operativo. Questo ha il vantaggio di ridurre l’investimento in formazione e lo svantaggio di far crescere costantemente le retribuzioni e accelerare il turn over perché le cantine si rubano professionisti una con l’altra offrendo cifre sempre più alte. Inoltre, e questo è ancora più grave, riduce il rinnovamento tecnico che potrebbe arrivare da settori come il turismo e la moda dove marketing e comunicazione hanno logiche diverse.
Per capire la vorticosa dinamica del settore vino basti dire che negli ultimi due anni il 74,6% degli intervistati ha ricevuto offerte di lavoro e il 38% ha effettivamente cambiato azienda. Fra di loro il 23% è stato cercato e il 60% si è guardato intorno per trovare una nuova occupazione.
E’ quindi fondamentale capire cosa attrae i professionisti del vino e li spinge a cambiare giacca. Non sono solo i soldi, anche se contano parecchio, ad attrarre ma anche il ruolo nell’organigramma aziendale e il livello di autonomia.
COME FARE REDENTION CIOE’ TENERSI I PROPRI COLLABORATORI
Sul fronte opposto i motivi per rimanere cioè di “redention” sono soprattutto psicologici: l’ambiente sereno lo stile della leadership e la correttezza dei manager. Chi ha meno di 40 anni è attratto da orari flessibili e la possibilità di smart working.
Per gli over fifty sono molto importanti il brand dell’azienda e la qualità dei vini. Quindi le imprese che cercano talenti adulti dovrebbero puntare sull’“employer branding”.
Per tutti conta molto la retribuzione e quindi, chi vuole preservare il suo staff dalle offerte della concorrenza dovrebbe dare loro posizioni che garantiscano autonomia e opportunità di crescita, insieme stipendi competitivi e un forte coinvolgimento nella mission aziendale. In una politica di redention non va sottovalutata l’importanza di creare un ambiente di lavoro sereno, etico e trasparente lavorando anche sul management affinché renda gratificante il contributo dei suoi collaboratori.
Tutte cose ben note nel mondo del lavoro e che in agricoltura arrivano con un certo ritardo anche per l’enorme parcellizzazione della produzione enologica italiana divisa fra 35.000 cantine spesso piccole ma capaci di esportare.
GENDER GAP IN CANTINA
Il management delle cantine italiane è al 70% maschile e solo per il 30% femminile.
Tirando le somme di questa interessantissima survey possiamo dire che, nel mondo del vino nazionale, più si è giovani e meno è probabile trovare un buon lavoro. Inoltre per le donne le occasioni di carriera sono nettamente minori di quelle degli uomini.