IL VINO DELL’EST EUROPA
TANTISSIME NUOVE CANTINE IN UNGHERIA , BULGARIA , ROMANIA, SLOVENIA E CROAZIA. PRODUCONO VINO SEMPRE PIU’ BUONO E PIU’ ESPORTATI A PREZZI CONCORRENZIALI
di Donatella Cinelli Colombini #winedestination
Kathleen Willcox su WineSearcher ha pubblicato un lungo articolo sui vini dell’Europa Centrale che dopo il crollo del comunismo (1989-91) hanno avuto un periodo di down e poi un recupero.
La cosa non mi meraviglia.
LA MIA ESPERIENZA IN UNGHERIA PER SOSTENERE IL REFERENDUM SULL’EUROPA
Nel 2003 ho fatto parte del gruppo dei “testimonial” che andavano nei Paesi dell’Est per spiegare i vantaggi di entrare nell’Unione Europea e spingere i colleghi locali a votare in favore dell’annessione. Ognuno doveva parlare del proprio settore e quindi io andai per tre volte in Ungheria nelle zone del vino. Gli incontri erano sempre turbolenti con i vignaioli magiari molto sospettosi, spaventati dall’arrivo di vini italiani o spagnoli senza più dazi di importazione e con un’evidente nostalgia del sistema economico precedente, dove tutti avevano un salario garantito. L’unica domanda ricorrete era <<quanti soldi ci arrivano?>>. Spiegare loro che i fondi europei sarebbero stati tanti ma per integrare gli investimenti e non per pagarli al 100% suscitava il loro terrore, forse perché temevano di non aver abbastanza denaro per attivare una catena virtuosa.
Prima del referendum sull’annessione noi “testimonial” eravamo scettici sull’esito. Invece il popolo ungherese votò a favore dell’ingresso in Europa.
Le risorse comunitarie sono state benzina per l’economia specialmente in Cechia, Slovacchia, Polonia …. Forse un po’ in ritardo, all’inizio del Duemila, in Ungheria dove è proprio l’indole pessimista della popolazione il maggior problema. Per inciso e a testimonianza del mio impegno, vorrei ricordare che durante i miei viaggi in Ungheria ho degustato decine e decine di Tokaj. Chi mi conosce sa che odio i vini dolci e persino l’odore mi suscita il voltastomaco, per cui vi assicuro che ho fatto uno sforzo enorme per portare in Europa i colleghi ungheresi.
IL POST COMUNISMO E LA RINASCITA CON L’ARRIVO DELL’EUROPA
Kathleen Willcox nota come il sistema di produzione sovietico puntasse solo sulla quantità e abbia lasciato in eredità strutture produttive fatiscenti. Il periodo post comunista sia stato caotico, con aziende chiuse e gestioni arrangiate, ma comunque ha visto la rinascita di zone come la Georgia, con il suo vino in anfora dall’antichissima storia. Vini che hanno stimolato la voglia di esplorare dei consumatori.
Come io avevo auspicato l’ingresso in Europa di Ungheria , Bulgaria , Romania, Slovenia e Croazia ha creato opportunità e investimenti sia diretti da Bruxelles che attraverso imprenditori esteri. Alcuni di essi erano emigrati molti anni prima e sono tornati dopo aver fatto fortuna all’estero come il croato-americano Miljenko “Mike” Grgich (1923-2023). Investimenti di soldi e capacità che hanno fatto progredire velocemente l’industria del vino croata e ora le sue bottiglie sono diffuse in tutte le principali città USA.
Il successo commerciale USA dei vini provenienti dei Paesi dell’Est dipende sicuramente dal prezzo, dalla loro lunga storia, dal fatto che spesso sono biologici e dalla loro diversità. I consumatori che cercano qualcosa di nuovo sono affascinati dalla libertà con cui i giovani produttori di Ungheria, Romania o Slovenia sperimentano vitigni internazionali e locali. Qualcosa di entusiasmante e più articolato rispetto a ciò che è successo in California.