Irrigazione dei vigneti: produrre di più o meglio?

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Irrigazione dei vigneti: produrre di più o meglio?

Pro e contro l’irrigazione dei vigneti: meglio evitare lo stress idrico dando acqua oppure far scendere in profondità le radici accettando il clima?

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Di Donatella Cinelli Colombini

C’è una radicata convinzione che i vitigni diano il meglio di sé in condizioni estreme. Fin ora questo concetto era interpretato soprattutto con l’altitudine e lo spostamento a Nord. Come dire <<il Merlot di Petrus è un capolavoro quello californiano è banale>> oppure <<lo Champagne è a rischio con il cambiamento climatico il futuro è sui banchi gessosi dell’Inghilterra>>. Quante volte abbiamo sentito questi discorsi!
Ma a forse oggi dobbiamo guardare la questione anche da una diversa angolazione: basta cercare climi più freschi ove le maturazioni tecnologica e polifenolica procedano lentamente di pari passo, oppure il problema è anche lo stress idrico?

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IRRIGAZIONE: VANTAGGI QUANTITATIVI SICURI VANTAGGI QUALITATIVI DUBBI

Le precipitazioni troppo violente e concentrate nello stesso periodo danno abbastanza acqua al terreno delle vigne? Lo stress idrico fa male alle viti? Ma quanto fa male? Risolverlo con l’irrigazione è utile o dannoso? E soprattutto l’irrigazione estiva, quella chiamata “di soccorso” crea un vantaggio quantitativo o un problema qualitativo?
Un articolo di Margaret Rand su WineSearcher, che vi invito a leggere, ci aiuta a riflettere. Ovviamente non stiamo parlando dei vigneti industriali che producono vino commodity quello a basso prezzo per il consumo quotidiano. <<Continua a esserci un mercato per questo, così come esiste un mercato per i polli allevati in batteria>>, ma discutere dell’irrigazione come elemento che modifica il terroir ha un senso per i vini complessi, eleganti, di grande pregio. Riguarda essenzialmente la modificazione del loro profilo indotta da intervento artificiale sul clima.
<<Jean-Luc Colombo, di Cornas nel Rodano, afferma che l’irrigazione conferisce al Syrah sapori fruttati e di marmellata, mentre il Syrah non irrigato ha aromi di fiori di campo e viola>> da questa affermazione parte l’analisi di Margaret Rand.

I CAMBIAMENTI DEI VINI INDOTTI DALL’IRRIGAZIONE NEI VIGNETI

In realtà il cambiamento maggiore, indotto dall’irrigazione, non è negli aromi, che comunque risentono dell’eventuale appassimento degli acini, ma nel sapore del vino. Acini di calibro più grande hanno una minore concentrazione di sostanze nobili; qualunque produttore ha sperimentato una situazione simile nelle annate piovose. Per questo chi coltiva nei climi caldo aridi spera di avere molta pioggia in inverno e qualche raro temporale in estate in modo da avere piante in equilibrio e uva con piccole bacche come è successo a Montalcino nella meravigliosa annata 2019.
La parola che sta diventando un mantra per i produttori è intatti “equilibrio”.

COSA SUCCEDE ALLE VITI CON CALDO E STRESS IDRICO ESTREMO

Craig Stansborough, manager di Grant Burge Wines sostiene che << il 60% dei vigneti di Barossa ora utilizza il monitoraggio dell’umidità del suolo>> precisando che viene anche controllata la dilatazione del tronco delle viti, che si espande fino all’invaiatura e poi si restringe durante la maturazione. Quando questa contrazione è troppo precoce può alterare il contenuto delle bacche.
Notizia che francamente non conoscevo mentre mi è ben nota la connessione fra le temperature molto alte, lo stress idrico e la chiusura degli stomi delle foglie che fermando la fotosintesi ferma anche la maturazione. E’ la situazione che i vignaioli esperti traducono nella frase <<le viti sono ferme>>. Quando questo fenomeno si protrae anche a settembre produce un’accelerazione della maturazione che porta a vini molto alcolici ma tendenzialmente acerbi e poco longevi, corti in bocca dove si avvertono sapori di prugne cotte.
Ma i tannini verdi ci sono anche, anzi soprattutto, se l’irrigazione è stata abbondante e nei momenti sbagliati. Come è avvenuto nel 2017 a causa dell’inesperienza che ha spinto certi vignaioli a irrigare in piena estate. Il risultato sono stati vigneti con chiome enormi e vini verdi e molto disarmonici.

UNA VOLTA INIZIATO AD IRRIGARE E’  DIFFICILE FERMARSI

Molti enologi e molti agronomi sono contrari all’irrigazione e non solo perché riduce le differenze fra una vendemmia e l’altra ma soprattutto perché << il grosso problema con l’irrigazione è che una volta avviata è difficile tornare indietro>> come ha detto a Wine Searcher David Guimaraens, enologo di The Fladgate Partnership. Se infatti le radici trovano acqua in superficie tendono a non affondare per cercarla in profondità. Anche se certi sistemi di allevamento rilasciano acqua fino a un metro dalla superficie (se non si intasano) è comunque meglio fare come i migliori vignaioli di un tempo che cercavano terreni e porta innesti capaci di mandare l’apparato radicale molto in basso e garantire longevità e adattabilità alle piante.
Alcuni studi sembrano inoltre dimostrare che il deficit idrico produce bacche più piccole, con più colore e tannini.

In altre parole ci sono sia argomenti a favore che argomenti contro l’irrigazione.
Apparentemente la soluzione migliore è dare acqua in inverno, nel caso non piova e fermarsi con l’arrivo della primavera. Questo non altera il clima ma riduce lo stress idrico nei mesi più caldi.