
LA DIETA DEL VIGNETO
Il vigneto ha “disturbi nutrizionali” come anoressia o bulimia? No ma ha qualcosa di simile e una app australiana aiuta i vignaioli a tenerlo in salute

Nutrizione delle vigne – Montalcino – Casato Prime Donne
di Donatella Cinelli Colombini
Ho sentito parlare per la prima volta di approccio “umanizzato” della vigna all’Università di Bordeaux, circa vent’anni fa, quando la lezione sulla potatura verde veniva definita “sulla sessualità della vite”. In effetti basava gli interventi dell’uomo sul bilanciamento fra il progetto del viticultore, che voleva produrre uva da vino, con quello della vite, che intendeva riprodursi.
L’APPROCCIO AUSTRALIANO ALLA NUTRIZIONE DELLA VIGNA PASSA DALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Suzy Rogiers – nutrizione della vigna e intelligenza artificiale
In questo caso la Wine Australia e la Charles Sturt University sono andate oltre ed hanno spinto i ricercatori del National Wine and Grape Industry Center (NWGIC) a creare una app per smartphone per gestire i disturbi nutrizionali nel vigneto come fosse un essere umano. La cosa curiosa è che sia per l’uomo che per la vigna i problemi nutrizionali nascono da un atteggiamento sbagliato dei “genitori”. Sembra un paradosso ma l’approccio australiano alla gestione della vigna ci aiuta a ripensare, in modo più generale, a tutti i nostri comportamenti, nella vita come nelle imprese del vino. Quante volte infatti, i vignaioli sovralimentano le viti e scambiano il vigore con il benessere delle piante così come certe madri esprimono l’amore per i figli riempiendo il loro patto fino a farli diventare obesi.
I DISTURBI NUTRIZIONALI DELLA VIGNA RIDUCONO LA QUALITA’ DEL VINO
Ed ecco infatti che Suzy Rogiers, principale ricercatrice del NSW DPI, ha affermato che la nutrizione della vite può influire sulla crescita, sulla resa delle colture, sulla composizione delle bacche e sulla qualità del vino.
In altre parole la qualità del vino nasce da vigneti in perfetto equilibrio e questo benessere deve essere controllato e gestito con intelligenza. Anzi, tanto più le vigne devono produrre uva di altissimo livello, tanto più la loro dieta deve essere pensata come quella di un atleta olimpico.
La diagnosi dei disturbi nutrizionali viene fatta sulle manifestazioni visive dei problemi registrate da un semplice smartphone. Le immagini catturate dal viticultore che passa nel vigneto vengono poi elaborate usando l’intelligenza artificiale. Ovviamente tutto ciò richiede un grosso lavoro di archiviazione di dati e immagini che permettono poi, al cervello elettronico, di riconoscere i sintomi e proporre le cure. <<Finora siamo stati in grado di catalogare i sintomi di carenza di magnesio, potassio, ferro e azoto e tossicità del boro, nello Chardonnay e nello Shiraz>>.
L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE STUDIA LA DIETA DELLE VIGNE
Mancano ancora riconoscimenti visivi dei problemi nutrizionali del Sangiovese o del Nebbiolo ma la strada è aperta e possiamo sperare che presto l’app australiana avrà una declinazione anche europea e ci condurrà a gestire meglio le vigne soprattutto in fase di allevamento. E’ evidente infatti che l’analisi del terreno non basta per capire i bisogni delle piante perché le “carenze o i disturbi nutrizionali” possono variare in base anche alla piovosità, la struttura del terreno, alla capacità fittonante delle radici …. Avanti dunque la via dell’intelligenza artificiale nella vigna è aperta.