
La nuova mappa del consumo mondiale del vino
Denis Pantini esperto di Nomisma: sono i Paesi più grandi e dove ora si beve meno di 10 L di vino all’anno quelli dove il consumo crescerà di più
Denis Pantini, responsabile “Agricoltura e Industria Alimentare” di Nomisma è uno dei più attenti e acuti analisti dei mercati. A lui si devono numerosi saggi di marketing sul vino. In occasione dell’ultimo Vinitalyha esposto i suoi dati sull’evoluzione del mercato mondiale del vino. Ecco quello che mi hanno
maggiormente colpito. I consumi mondiali di vino sono cresciti dal 1996 al 2007 passando da 222 milioni di ettolitri a 249. La frenata della crisi mondiale fra il 2008 e l’anno successivo ha poi stabilizzato le vendite sui 240 milioni di ettolitri e solo nel 2011 è stata registrata una lieve ripresa che, tuttavia, non ha riportato l’assicella al punto massimo. Nello stesso periodo sono avvenuti altri cambiamenti: il baricentro dei consumi comincia a spostarsi fuori dall’Europa che, detiene ancora la leadership con il 64,9% del totale, ma non ha più lo strapotere di quindici anni prima quando aveva il 72% dei consumi. Un cambiamento è innescato da Cina +233%, Canada + 124%, Giappone +89%, Russia +80%, USA +50% che hanno cominciato a bere vino in modo crescente e grazie alla loro enorme popolazione fanno cambiare la geografia dei mercati. Infatti nello stesso periodo – dal 1991-95 al 2011 – le Nazioni tradizionalmente bevitrici di vino hanno ingranato la marcia indietro:
Francia 37.310 29.936 -20%
Spagna 15.439 10.150 -34%
Italia 35.122 23.052 -34%
In relazione a quest’ultimo dato va sottolineato come i consumi pro capite nel nostro Paese siano passati da 35 a 23 litri annui. Al contrario i nuovi mercati hanno enormi possibilità di crescita futura infatti USA, Giappone e Russia hanno un consumo annuo fra i 5 e i 10 litri pro capite mentre Cina e Brasile sono ancora sotto i cinque.
Proprio la compressione dei consumi interni e la contemporanea ascesa di quelli d’esportazione ha spinto le cantine italiane a accrescere il business oltre confine che, nel nuovo millennio, è aumentato del 78% in valore e del 31% in volume. C’è stata dunque anche una qualificazione degli acquisti esteri. Si tratta di un dato di grande rilievo perché il nostro tallone d’Achille, soprattutto nei confronti dei cugini-rivali d’Oltralpe, è da sempre il prezzo. Ancora nel 2011 il valore medio delle nostre bottiglie destinate all’export era 2,55€.
I nostri vini hanno aumentato le loro fette di mercato in UK, USA, Germania, Canada, Svizzera, Russia e India mentre
qualche passo indietro è avvenuto in Giappone, Cina e Brasile. Ancora oggi i principali mercati del vino tricolore sono quelli europei più Giappone, USA e Canada mentre i quattro BRIC assorbono solo il 5% del nostro export. Infine qualche curiosità: nel mondo il 47% del vino è venduto in supermercato o ipermercato, mentre internet ha una quota del 2%. Fra i grandi Paesi la Russia è quello dove la percentuale del vino consumato al ristorante è più alta mentre la più bassa è in Cina.
Visto per voi da Donatella Cinelli Colombini