La ripresina dell’italietta è astemia
La metà delle donne italiane non beve alcolici e il nostro Paese è il secondo in Europa per numero di astemi. Italia è invece primo per palestre, 12.000
di Donatella Cinelli Colombini, Brunello, Casato Prime Donne
In Europa solo il Portogallo (42%) ha più astemi dell’Italia dove quelli che non bevono bevande alcoliche, da oltre un anno, sono il 37%. Negli ultimi dieci anni il numero dei bevitori è sceso, da noi, del 13%. Bevono soprattutto i maschi e gli abitanti delle città, con percentuali maggiori nel Nord Est. Un italiano su 5 beve alcolici tutti i giorni ma crescono i consumi saltuari fuori
pasto e, soprattutto fra i giovani e fra chi ha un titolo di studio elevato, gli alcolici stanno diventando un occasionale complemento della socializzazione. La bevanda più apprezzata è il vino, prediletto dall’85% dei bevitori abituali di alcolici ma la birra cresce nei consensi. Nei supermercati perde appeal il vino comune e cresce l’interesse per i DOC-DOCG.
Andando più nel profondo sulle differenze fra consumi maschili e femminili di bevande alcoliche vediamo che la forbice è molto ampia per quanto riguarda i bevitori quotidiani (77% maschi e 50% femmine) mentre è più stretta per i consumi saltuari (43% M 39% F).
Anche nel momento del consumo il comportamento delle donne è più moderato: le signore bevono raramente fuori pasto (38% M 17% F) e quasi quanto gli uomini mentre gustano il cibo ( 39% M e 34% F). Se ricolleghiamo questi dati REF elaborati su dati Istat, con quelli diffusi dopo il Vinitaly 2013, esce il profilo di una consumatrice donna che predilige bere fuori casa con gli amici.
Questa è una delle tante notizie interessanti del Rapporto Coop 2015 “Consumi e distribuzione” curato da Albino Russo. Una fotografia della realtà italiana che unisce dati macroeconomici a informazioni anche curiose.
12.000 palestre siamo i primi in Europa.
Ci scopriamo un Paese di coppie, l’unità familiare è di 2,4 componenti.
Raddoppiano le coppie conviventi, sono 1,2 milioni. Un bambino su tre nasce da coppie non sposate e il primato va alla Valle d’Aosta, seguita dall’ Emilia Romagna.
Il tasso di occupazione femminile è del 46% di 10 punti inferiore alla media europea. Il 22% delle donne abbandonano il lavoro a due anni dalla nascita del figlio con una quota in crescita di 4 punti in 10 anni che evidenza la necessità di servizi a sostegno delle famiglie.
Ciascun italiano utente internet trascorre 6 ore on line di cui 2 collegato ai social network e solo 2 ore e mezza davanti alla TV (FONTE WeAreSocial). In pratica le relazioni virtuali stanno sostituendo il bar, il circolo e la piazza del paese. Gli italiani sono il popolo più connesso in Europa.
Dopo la crisi ci scopriamo diversi: i riferimenti valoriali non convincono più in primis politica, ideologie e religione, a esclusione di Papa Francesco. Il nostro è sempre più un Paese senza bambini ( siamo fra quelli con meno natalità nel mondo) dove anche i millennials, che all’estero dominano la scena, sembrano una generazione
perduta. Una società “liquida” (velocemente variabile) che si relaziona solo on line e fa nascere una nuova economia ibrida di produttori e consumatori insieme: dalla sharing enonimy verso l’economia on demand. Siamo disponibili a condividere quasi tutto; in Uk l’economia collaborativa ha un giro d’affari di 30 miliardi di Euro, l’affitto del proprio parcheggio rende 465 £ l’anno, affittare la propria auto easyCar in media 1.800£ mentre affittare il proprio alloggio Airbnb 3.000£. In Italia i valori sono più bassi e stimabili in un miliardo l’anno, ma crescono in fretta.
Il consumo non è più finalizzato al successo sociale. Nella società post consumista il valore d’uso dei prodotti ritorna al primo posto e, paradossalmente, sempre più spesso il benessere coincide con la rinuncia al consumo. Nell’alimentazione la ricerca della tradizione sembra tramontata, anche se il tipico piace ancora, ma c’è una nuova domanda di valori e modelli alimentari: la sperimentazione di altre culture, la salvaguardia ambientale, il wellness, la dieta vegana, i prodotti “senza ( glutine, lattosio, conservanti …) .
6 profili dei consumatori italiani
33% ESPERTO legge le etichette e gestisce gli acquisti informandosi su internet e chiedendo notizie
22% ADATTIVO cerca continuamente le soluzioni più nuove e convenienti per i suoi consumi nel rispetto dell’ambiente
16% ETICO compra bio, naturale e equo solidale anche se costa di più
16% APOCALITTICO sempre a caccia del massimo sconto anche quando la qualità ne soffre
16% PAUPERISTA cerca on line prodotti o servizi che altrimenti non potrebbe permettersi
13% EDONISTA non rinuncia al prodotto di marca che lo fa sentire bene. Questo profilo corrisponde al cloisrter più piccolo di chi non rinuncia ai capi firmati e alle novità.