L’APERITIVO ALL’ITALIANA

vino consumo moderato e salutare

L’APERITIVO ALL’ITALIANA

L’aperitivo italiano nasce nel 1786 a Torino e negli anni Duemila diventa un must della socialità giovane, del relax dopo ufficio, unendosi agli stuzzichini tipici

 

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cocktail Scacciaconti fattoria del Colle

di Donatella Cinelli Colombini

C’è persino chi li considera un’attrazione turistica italiana. Infatti, in altre parti del mondo, ad esempio la City di Londra, tra l’uscita degli uffici e la cena,  i giovani con la cravatta allentata sono fuori dei pub con la birra in mano. Da noi invece donne e uomini si ritrovano, fra le 18 e le 20, per l’aperitivo. Un calice con qualche stuzzichino è l’occasione per mostrare il nuovo tailleur, conoscere amici, chiedere se qualcuno cerca un marketing director, oppure per sostituire la cena con qualcosa di leggero e poco costoso.

 

STORIA DELL’APERITIVO ALL’ITALIANA

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Sazerac-cocktail-ingredients

La prima origine dell’aperitivo italiano è nel 1786 a Torino nella liquoreria di Piazza Castello, dove Antonio Benedetto Carpano miscelò il moscato di Canelli con erbe e spezie in cui predominava l’assenzio. Lo chiamò Vermut italianizzazione di Wermut nome tedesco dell’artemisia maggiore, pianta dalla quale si ottiene l’assenzio.
Il Vermut ebbe un successo mondiale e creò la moda del calice al bar con gli amici che precede la cena.
La risposta di Milano all’aperitivo torinese, fu l’amaro inventato dal farmacista bolognese trasferito nella capitale lombarda, Ausano Ramazzotti, che aggiunse al vino 33 erbe, radici e spezie. Ad esso si aggiunse il bitter (in inglese amaro) Campari inventato da Gaspare Campari, novarese che comprò un bar nella Galleria Vittorio Emanuele II all’angolo con Piazza Duomo a Milano, proponendo il suo bitter prima dei pasti anziché dopo.

 

DALL’APERITIVO A BASE DI VINO AL MIXOLOGY

Gli aperitivi si dividono in due grandi famiglie: quelli a base di vino e quelli a base di distillati come il fiorentino Negroni, il celeberrimo Martini Cocktail oppure l’Americano e il Manhattan.
Cocktail nati per caso, fanno da base per variazioni stravaganti. Un esempio è il Gin Tonic inventato dai soldati inglesi di stanza nelle colonie orientali che trovavano troppo amaro il chinino contro la malaria e per bere il medicinale vi aggiunsero gin, acqua, lime e zucchero.
Oggi le “ricette” dei cocktail sono diventate complicate con ingredienti esclusivi procedimenti difficili da imitare. Bartender e nuove tendenze su cocktail a base di vini, liquori e distillati diventano elementi distintivi di happy hours – momenti sociali importanti. In parte si arricchiscono della gastronomia tipica. Infatti la rivincita del Vermut passa anche dal pecorino toscano.

 

HAPPY HOURS E GLI APERITIVI SEGRETI

Anche il nome happy hours per indicare il consumo di alcolici prima del pasto è nato per caso. Il termine si diffuse in USA durante il Proibizionismo quando i ristoranti non potevano più servire alcolici e gli americani iniziarono a frequentare gli speakeasy, esercizi commerciali che vendevano illegalmente alcolici prima di sedersi a tavola. Dopo la fine dei divieti, happy hour iniziò a indicare il momento della sosta al bar per bere cocktail e altre bevande alcoliche.

 

LE NUOVE TENDENZE DELL’APRITIVO

Nel periodo del dopoguerra e della “Dolce vita” facevano tendenza i bar veneziani, fiorentini e romani in cui venivano serviti grandi classici come l’Americano, il Martini cocktail, il Negroni o il Bellini. Poi c’è stata la moda della miscelazione “americana”. Si tratta del periodo dal 1980 fino ai 2000 quando tutto era servito on the rocks e le bevute erano molto più leggere, spesso a base di succhi di frutta e servite in bicchieri molto più capienti. In epoca più recente è avvenuto un ritorno della Mixology classica. Il consistente calo dei consumi ha contribuito a evolvere la cultura e la qualità dei cocktail.
Sanbittèr ha promosso una recente indagine rivelando che 8 italiani su 10 ritengono un MUST una specie di rito l’abbinamento fra il drink e il finger food di qualità. E’ qualcosa che affascina anche gli stranieri e promette di diventare un’attrazione turistica. Come ha giustamente sottolineato WineNews, l’Italia è  l’unico Paese al mondo in grado di vantare un patrimonio di 4.698 specialità tradizionali alimentari. L’aperitivo diventa etnico e unisce il piacere del relax dopo il lavoro con gli amici con la scoperta dei sapori tipici mentre c’è una progressiva attenzione alla salute (meno alcool e più verdure) e nasce l’aperi-light. <<Più della metà degli italiani (62%) ritiene infatti che si possano esplorare diverse sensazioni di sapori anche con proposte a bassa o inesistente componente alcolica, scelte sempre più dai consumatori per questioni di benessere (47%), moda (35%), o necessità (41%).