Le quote rosa nei consorzi dei vini: favorevoli e contrari

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Le quote rosa nei consorzi dei vini: favorevoli e contrari

Quote rosa nei consorzi dei vini: contrari Federdoc e AIGIC, contente ma preoccupate le Donne del vino, incapaci di capire i consumatori

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Di Donatella Cinelli Colombini, Brunello, Casato Prime Donne

Il Collegato agricolo alla legge di stabilità finanziaria che comprende l’emendamento dell’Onorevole Colomba Mongiello sulle “quote rosa” nei CDA dei Consorzi di tutela ha scatenato polemiche e contrasti. Una reazione, a tratti, al limite delle offese personali che i consumatori hanno seguito quasi con ilarità << contadini maschilisti, loro si che le sanno trattare le donne … come ai bei tempi! >> ed è stato commentato dai 5Stelle con toni ancora più pesanti <<Uno slot per le ‘mogli di’, slegato da qualunque criterio di rappresentanza, e che non ha nulla a che vedere con la meritocrazia e le pari opportunità>>.
La levata di scudi di Federdoc e AIGIC che riuniscono i maggiori consorzi del vino e dell’agroalimentare, alla norma Mongiello, ha trovato una immediata risposta alla Camera dei Deputati. L’emendamento prevede il 20% di donne nei CDA e la modifica degli statuti dei consorzi entro sei mesi dall’approvazione del provvedimento, ma nella stessa legge è stato introdotto un secondo emendamento firmato dagli Onorevoli Cenni, Tentori, Terrosi e Albini, che impegna il Governo ad applicare le norme con la flessibilità e la gradualità

Quote-rosa-nei-cda-dei-consorzi-le-donne-nel-Vino-Nobile-di-Montepulciano

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necessarie a non bloccare l’attività di consorzi. Insieme chiede di sostenere le azioni utili a favorire l’ingresso di un numero maggiore di donne in ogni livello della filiera produttiva e nella guida di associazioni. In altre parole rallenta l’introduzione delle “quote rosa” ma obbliga i ministri a fare corsi e altre iniziative che suscitino il protagonismo femminile nel mondo agricolo, come dire << prendiamoci tempo ma non perdiamo tempo e facciamo emergere le donne di talento>>. Nonostante questo il gelo permane e all’indomani della definitiva approvazione al Senato, della legge di stabilità contenete il collegato agricolo, nessuna iniziativa è ancora partita anzi si avverte un atteggiamento di chiusura che fino a due anni fa

Quote-rosa-nei-consorzi-di-tutela-Donne-del-vino-Puglia

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non c’era. Anche il progetto dell’Associazione Donne del vino sui corsi di formazione per le candidate donne ai CDA dei consorzi non ha ancora trovato alleanze benchè sia in un avanzato stadio di preparazione. Uno dei problemi è infatti spingere le donne a candidarsi, visto che non lo fanno volentieri.
Dalle aule parlamentari la questione potrebbe slittare nei tribunali come ha spiegato a “Trebicchieri” Giuseppe Liberatore, Presidente AIGIC e curatore dei rapporti istituzionali di Federdoc. Secondo lui la questione riguarda il voto all’interno dei consorzi che <<è regolato in funzione del valore ponderale rapportato alla qualità di prodotto ottenuto da ogni segmento della produzione>> in parole semplici vuol dire che nei consorzi conta chi ha quintali ed ettolitri non basta il numero delle aziende. Le quote rosa andrebbero quindi a toccare due equilibri delicati: quello del sesso forte, che nel settore agricolo è più forte che altrove, e quello fra poche grandi aziende e tanti piccoli agricoltori.
Per avere un’idea più chiara della situazione vale la pena ricordare che

Quote-rosa-nei-consorzi-di-tutela-Donne-del-vino-Friuli-Venezia-Giulia

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l’emendamento sulle “quote rosa” riguarda tutti i consorzi di tutela cioè dall’Olio extravergine del Garda DOP, al Prosciutto di Parma DOP, dalla Patata delle Sila IGP ai vini DOC e DOCG. Si tratta di associazioni di aziende dirette tutte o quasi tutte da uomini che hanno eletto Consigli di amministrazione tutti o quasi tutti maschili.
Secondo i dati Unioncamere del 2015 ci sono in Italia 234.684 imprese agroalimentari in rosa, il 28,1% del totale. Fra di esse 9 su 10 sono agricole. Le donne guidano un terzo (33%) delle aziende agricole italiane cioè 538.000 su 1.630.000. Il problema, anche alla luce dell’opinione di Liberatore, è che queste aziende sono piccole o piccolissime e infatti hanno una superficie media di 5 ettari. Si tratta dunque per lo più di imprese familiari dove la titolarità femminile è spesso legata all’attività non agricola del padre o del marito. Nonostante questo le imprese guidate delle donne producono 9 dei 26 miliardi di Euro del business rurale, il 33% del totale che dimostra una performance migliore dei maschi nell’attività manageriale. La forza lavoro femminile in agricoltura è il 35% di quella totale.

Quote-rosa-nei-consorzi-di-tutela-Donne-del-vino-Piemonte

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Partendo da questi numeri l’Onorevole Mongiello ha ipotizzato la presenza di almeno un quinto di donne nei consigli di amministrazione dei consorzi. Il provvedimento mira a agevolare le carriere femminili contrastando la tendenza a privilegiare gli uomini sia sotto il profilo retributivo che nell’assunzione di ruoli dirigenti. Intende insomma suscitare lo stesso effetto up-down che ha fatto crescere le dirigenti donne dal 26 al 29% in soli 5 anni dopo l’introduzione della legge sulle quote rosa nelle società partecipate e quotate in borsa. Nonostante ciò l’Italia è molto in basso nella classifica dei Paesi Europei per quanto riguarda le carriere femminili. Se il rapporto fra manager donne e dipendenti è del 10% nel Regno Unito in Italia è un vergognoso 1,3%.
Alla luce di questi dati il provvedimento dell’Onorevole Mongiello, che dopo l’approvazione al Senato, diventa operativo, appare lungimirante e capace di favorire l’incremento di dirigenti donne nelle grandi imprese dell’agroalimentare, vino compreso. Infine, ultimo ma forse principale argomento, è il talento delle donne. Metterlo al servizio del vino italiano è vantaggioso per tutti e non solo per il genere femminile, perché fa leva su una maggiore scolarizzazione e su competenze più interdisciplinari. Quello che deve essere evitato è che il provvedimento susciti una sorta di spaccatura come invece sta avvenendo.