OPERAZIONE BACCO IN TOSCANA
FINALMENTE LA PRIMA CONDANNA IN CASSAZIONE PER I FALSARI CHE PRODUCEVANO BOTTIGLIE DI BRUNELLO, CHIANTI E SASSICAIA CON DENTRO VINO SCADENTE ADDIZIONATO D’ALCOL
di Donatella Cinelli Colombini #winedestination
I fatti risalgono al 2014 quando alcuni ristoratori e enotecari nelle provincie di Prato e Pistoia, segnalarono la circolazione di bottiglie di Chianti DOCG, Brunello di Montalcino e Sassicaia con dentro del vino molto scadente. Questo fece partire le indagini e, ottenuti i primi riscontri investigativi, iniziarono le autorizzazioni per le intercettazioni telefoniche che, unitamente ai servizi di osservazione, portarono alle perquisizioni del covo della banda, nella zona di Empoli. Qui furono ritrovate etichette contraffatte, sigilli di Stato e fascette e alcol che servivano per adulterare e confezionare le bottiglie false. Le bottiglie pare provenissero dalla Turchia mentre etichette, tappi e carta velina erano prodotte in Bulgaria. La produzione di sarebbe attestata su 700 casse al mese per un totale di 4200 bottiglie con un introito mensile di circa 400.000€.
MARCO GIURI RACCONTA COME LA BANDA DEI FALSARI PRODUCEVA BRUNELLO E SASSICAIA CONTRAFFATTO
L’indagine battezzata “Operazione Bacco” viene commentata a WineNews dall’Avvocato Marco Giuri notissimo esperto di diritto vitivinicolo che, in questo caso, aiuta e tutela alcune imprese danneggiate perché titolari dei marchi oggetto di contraffazione. <<In questa vicenda non è solo la proprietà industriale a essere stata violata, ma anche l’uso infedele di segni distintivi del vino e della certificazione amministrativa relativa, nonchè l’adulterazione del prodotto. Sono state sequestrate diverse bottiglie di alcool 96° la cui detenzione, in quel quantitativo rinvenuto, è assolutamente vietata all’interno degli stabilimenti enologici, cantine e nei locali annessi>>. In parole semplici la truffa riguarda un gruppo di persone che prendevano delle bottiglie vuote le riempivano con vino da pochi soldi e aggiungevano alcool. Cosa, quest’ultima, assolutamente vietata che aveva lo scopo di far apparire più strutturato il vino. Poi attaccavano etichette false di Brunello, Chianti e Sassicaia, apponevano sigilli di stato (fascette false), quindi vendevano le bottiglie contraffatte a enoteche e ristoranti. I reati per i quali, il primo membro della banda, è stato condannato (sentenza n. 13767/2024) della Sezione V della Cassazione Penale sono tanti: associazione a delinquere finalizzato alla produzione e al commercio di vino con false Doc, falsi marchi e infine adulterazione del vino.
I FALSARI COSTITUISCONO UN RISCHIO PER I PRODUTTORI E I CONSORZI DEI VINO DI PREGIO
<<La Procura della Repubblica di Firenze aveva indicato come persone offese, oltre alle aziende produttrici dei vini di pregio contraffatti, anche il Consorzio del Brunello, che si è costituito parte civile, ed i Ministeri della Salute e dell’Agricoltura>> spiega l’Avvocato Giuri sottolineando che questa vicenda mostra come il fenomeno della contraffazione di vino di pregio sia un serio rischio per i grandi brand del vino e non sia da sottovalutare neanche in Italia. In Asia e soprattutto in Cina si tratta di un problema diffuso e persino normalmente accettato visto che nelle fiere ci sono stand di vini falsi dichiaratamente tali.
La prima precauzione da prendere è di distruggere le bottiglie vuote nelle campane del vetro. Una raccomandazione che riguarda soprattutto i ristoranti in cui vengono aperti vini molto costosi che potrebbero attrarre i male intenzionati. Infatti uno dei più diffusi sistemi di contraffazione sta nel riempire bottiglie vuote con vino a buon mercato, richiuderle con tappi e capsule per poi venderle “come nuove”.
Per i consumatori rimane la raccomandazione di diffidare di bottiglie con prezzo diverso da quello normale.