QUANDO LA VIGNA NON FA UVA LE 3 REGOLE PER SALVARLA
Vigna vecchia fa buon vino dice il proverbio ma solo seguendo tre regole principali: sostituire le fallanze, mantenere la struttura, rinnovare il cordone
di Donatella Cinelli Colombini
“Le vigne vecchie non fanno uva” dicono molti produttori e la spiantano. Ma è un errore. Così facendo non produrranno mai dei vini di eccellenza e inoltre il modo per mantenerle c’è. Più gli anni passano più le fallanze aumentano e più vengono fuori i problemi legati alle virosi, ai danni causati dagli attrezzi di coltivazione o all’incuria nel mantenimento delle strutture, oppure dagli errori nella gestione del suolo. Questo è particolarmente vero per chi usa prodotti chimici che riducono la vitalità della terra oppure attrezzi pesanti che compattano il suolo e mandano in asfissia le radici. Hanno effetti simili anche pratiche che spingono l’apparato radicale delle viti verso l’alto rendendole vulnerabili agli stress idrici.
MANTENIMETO E RESTAURO DEI VECCHI VIGNETI
Il mantenimento e il restauro dei vecchi vigneti sono stati studiati da Alberto Palliotti e Lucia Giordano, dell’Università di Perugia che hanno pubblicato un interessante articolo su VVQ Vigne, Vini e Qualità. Perdere una gemma per pianta in un vigneto con una densità di 5.000 ceppi significa avere da 7 a 17 quintali d’uva in meno. E non è poco.
Tuttavia per produrre vini di eccellenza è indispensabile disporre di vigneti adulti e quindi il problema del loro mantenimento nel tempo va preso molto sul serio. Gli interventi da prendere in esame sono tre: sostituzione delle piante morte, mantenimento annuale delle strutture, ringiovanimento.
SOSTITUZIONE DELLE FALLANZE DEL VIGNETO
Vi assicuro che è una vera battaglia. Convincere i vignaioli a fare la “complantazione” richiede un’opera di convincimento simile a quella degli ambasciatori all’ONU. Da anni, in Italia, si era diffusa la pratica del reimpianto dei vigneti ogni 25 anni ed è difficile convincere chi lavora in campagna, che questa pratica è adatta solo ai vigneti che puntano sulla quantità e non sulla qualità. Il primo errore da evitare è quello di aspettare di avere molte fallanze prima di intervenire. Infatti le viti vicine a quella morta colonizzeranno il terreno che prima lei occupava. La pianta morta, moribonda o solo malata va rimossa dopo la vendemmia (in modo da limitare i contagi e identificarla facilmente finché ha le foglie) scavando per rimuovere la maggior parte delle sue radici. La buca deve rimanere aperta fino a primavera quando verrà messa a dimora la nuova barbatella o meglio ancora il barbatellone. Ed ecco il secondo errore: mettere del concime localizzato presso la nuova pianta. Esso spingerà le radici della barbatella a alimentarsi in superficie senza scendere verso in basso diventando un soggetto debole e incapace a resistere agli stress idrici. Giusto invece proteggere le nuove viti con i tubi. Ovviamente, in caso di estate siccitosa, le nuove viti vanno innaffiate, esattamente come quelle di un nuovo vigneto.
MANTENIMENTO DELLE STRUTTURE
Pali, fili, legature delle viti devono essere ripristinate ogni anno. Evitare legacci in plastica che diventano inquinanti se rimangono attaccati alla potatura secca e questa viene bruciata.
RINNOVAMENTO DELLE VITI
Il problema è particolarmente grave per chi effettua tagli grandi e potature invernali che producono necrosi nel tronco. I primi e più forti sostenitori della salute della parte legnosa della vite furono Simonit e Sirch che reintrodussero i vecchi sistemi di potatura riducendo i tagli. Quasi tutti i miei vignaioli hanno fatto i loro corsi. Tuttavia rimane necessario rinnovare periodicamente il cordone preparando un pollone l’anno precedente e intervenendo su un terzo delle viti fino al completo ringiovanimento del vigneto, senza mai azzerare la produzione. A Montalcino stiamo assistendo a una generalizzata conversione dei vigneti allevati a cordone speronato in Guyot. Un passaggio che sta allungando la vita ai vigneti di Brunello favorendo un innalzamento qualitativo dei vini. Lo sto facendo anch’io e anzi sto allevando a Guyot i nuovi vigneti di Sangiovese.