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COME ERAVAMO, COME SIAMO E COME DIVENTEREMO

Il sogno di produrre grandi vini che si realizza. Donatella Cinelli Colombini racconta l’inizio difficile e la lenta creazione di un brand con un’identità forte

 

2002 Casato-Prime -Donne-Montalcino-Donatella-Cinelli-Colombini-in-cantina

2002 Casato-Prime -Donne-Montalcino-Donatella-Cinelli-Colombini-in-cantina

1998-2002 ANNI EROICI

20 ettari di vecchio vigneto e 5 ettari di nuovo impianto su uno sbancamento che avranno purtroppo molti problemi e vita breve.
Non ci sono cantine e il vino è parte alla Fattoria dei Barbi e parte in spazi in affitto da amici produttori.
La produzione del vino inizia l’attività con una “dote” di futuro Brunello 1993,  94,  95,  96 e 97
Viene creato il brand “Donatella Cinelli Colombini”, il logo e le etichette dei primi vini. Nasce il progetto Prime Donne con la cantina gestita da uno staff femminile, il Brunello selezionato da un gruppo assaggiatrici donne e il premio Casato Prime Donne dedicato al nuovo ruolo femminile nella società e nel lavoro.
Nel 2001 viene inaugurata la cantina della Fattoria del Colle
Nel 2002 viene inaugurata la cantina del Casato Prime Donne
Inizia l’impianto dei nuovi vigneti: Cenerentola e Pieve alla Fattoria del Colle, Ardita e Pero al Casato Prime Donne di Montalcino
Sperimentazione del vitigno autoctono Foglia Tonda partendo da 400 marze del vitarium della Regione Toscana
Le vigne sono coltivate in modo convenzionale, in cantina ci sono botti e barriques. Gli enologi sono inizialmente Luigino Casagrande e poi Fabrizio Ciufoli.

 

QUANDO LA VIGNA NON FA UVA LE 3 REGOLE PER SALVARLA

Vigna vecchia fa buon vino dice il proverbio ma solo seguendo tre regole principali: sostituire le fallanze, mantenere la struttura, rinnovare il cordone

 

Vigne-vecchie-pregi-e-difetti

Vigne-vecchie-pregi-e-difetti

di Donatella Cinelli Colombini

“Le vigne vecchie non fanno uva” dicono molti produttori e la spiantano. Ma è un errore. Così facendo non produrranno mai dei vini di eccellenza e inoltre il modo per mantenerle c’è. Più gli anni passano più le fallanze aumentano e più vengono fuori i problemi legati alle virosi, ai danni causati dagli attrezzi di coltivazione o all’incuria nel mantenimento delle strutture, oppure dagli errori nella gestione del suolo. Questo è particolarmente vero per chi usa prodotti chimici che riducono la vitalità della terra oppure attrezzi pesanti che compattano il suolo e mandano in asfissia le radici. Hanno effetti simili anche pratiche che spingono l’apparato radicale delle viti verso l’alto rendendole vulnerabili agli stress idrici.