Turismo dei panorami agricoli: come farlo rendere
Secondo la fondazione FICO ogni Euro investito nel paesaggio rurale ne genera 3 nel business agricolo e, a mio avviso, anche nel turismo
Di Donatella Cinelli Colombini
Il paesaggio rurale può diventare una superstar capace di dare slancio all’agricoltura e al turismo rurale, per questo la Fondazione FICO di Bologna (Eataly) ha proposto un manifesto finalizzato a difenderlo dando seguito alla Convenzione Europea del Paesaggio del 2000 firmata da 39 Paesi Europei a esclusione della Germania. Ecco che la Fondazione FICO riparte facendo sottoscrivere un impegno all’agricoltura sostenibile che serva anche a mantenere il paesaggio storico e limitare i rischi idrogeologici innescati dal suo abbandono. Il Ministero ha censito 119 paesaggi agricoli da tutelare per un totale di 119 mila ettari (la Fattoria del Colle è all’interno di uno di essi dedicato all’olivo).
PAESAGGIO RURALE E CEMENTIFICAZIONE
Ripartire da azioni concrete sulla loro valorizzazione non è un’impresa da poco perché l’ Italia, dal 1960 ad oggi, ha perso 8,5 milioni di ettari agricoli cioè una superficie pari a Piemonte e Lombardia, mentre la superficie coltivata si è ridotta a 12,5 milioni di ettari. Questo perché zone poco abitate e con agricoltura più difficile tendono all’abbandono. Il turismo del paesaggio può essere la carta vincente per questi territori se viene collegato al turismo lento (trekking e biciclette) ai soggiorni e al consumo di specialità agroalimentari tipiche.
Non è facile ma è fattibile con interventi di legge che pianifichino promozione, valorizzazione e tutela. Serve mettere in campo, insieme ad azioni di marketing e a investimenti strutturali che incentivano la nascita di attività agricole e turistiche, anche il contrasto alla cementificazione. L’Italia è fra i cinque Paesi più costruiti d’Europa con 2,1 milioni di ettari che ogni giorno crescono di altri 15 ettari cementificati.
PARCO DELLA VALDORCIA E IL TURISMO DEI PANORAMI
Il Parco della Valdorcia è un esempio positivo di questo tipo di strategia. Una zona povera con grave spopolamento, nella quale l’agricoltura era poco remunerativa per cui i casali rurali crollavano o venivano venduti a ricchi clienti che li trasformavano in ville. La Valdorcia ha trovato, pian piano, il suo equilibrio usando il turismo che ha dato un primo mercato al suo agroalimentare: vino Orcia, grani antichi trasformati in pasta, cacio pecorino, salumi di maiale cinta senese trasformati in salumi, carne di buoi chianini allevati bradi, zafferano, aglione …. Alle azioni di tutela collegate all’iscrizione nel patrimonio dell’Umanità dell’Unesco nel 2004, si sono aggiunte le risorse economiche provenienti dalla Fondazione MPS, che hanno consentito il restauro dei centri storici e la creazione dei musei; tutto questo ha innescato la nascita di un’economia turistica che consuma agroalimentare tipico per rendere più appagante e partecipata l’esperienza di viaggio.
Un processo nel quale il paesaggio agricolo ha avuto un ruolo centrale. Alla fine di aprile sono andata spesso a San Quirico d’Orcia. La nostra meravigliosa campagna era in un momento di splendore per il verde del grano appena nato e gli alberi in germoglio. Sotto Montalcino, dove c’è il famosissimo boschetto di cipressi fra le colline argillose, c’erano sempre decine di auto ferme. <<Non riusciamo a fare un’area di sosta perché l’ANAS non ci autorizza e neanche uno svincolo perché entriamo nel comune di Montalcino>> mi diceva il sindaco di San Quirico preoccupato per i rischi alla sicurezza e i problemi di viabilità. <<E’ lo stesso alla cappella di Vitaleta, davanti alla stradina serpeggiante di Monticchiello e lungo la strada delle Crete da Asciano a Siena … >> era il commento di mio marito Carlo impressionato dalla quantità di auto ferme lungo le provinciali per fotografare. In effetti nel raggio di 30 km dalla Fattoria del Colle ci sono paesaggi agricoli strepitosi; forse sono i più belli del mondo ma certamente sono i più famosi, perché sono stati utilizzati per le campagne promozionali sulla Toscana e in generale sull’Italia. Questo li ha trasformati in autentiche destination, dei must da vedere prima di ripartire, come il David di Michelangelo e la torre di Pisa.