Vino birra e presidenze: Taittinger e Trump 

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Vino birra e presidenze: Taittinger e Trump 

Donald Trump e Pierre-Emmanuel Taittinger per due presidenze in USA e in Francia ma Trump ama la birra e l’altro è un produttore di Champagne

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Di Donatella Cinelli Colombini, Montalcino, Casato Prime Donne

Peccato che il francese abbia cambiato i suoi piani solo cinque giorni dopo aver dichiarato la sua intenzione di correre per l’Eliseo nel 2017. I Taittinger sono una grande famiglia dello Champagne ma hanno anche dei precedenti in politica. Il padre di Pierre Emmanuel Taittinger è stato deputato maggiore di Reims e lui stesso è stato nel Consiglio generale della Marna dal 1985 al 1992. Brillantissimo uomo d’affari ha riacquistato la cantina di Champagne fondata da suo nonno che era stata venduta a un fondo pensioni americano. Ha cantine in California, in Savoia … presiede la cave de Champagne di famiglia dal 2007 e la mission Coteaux, Maisons et Caves de Champagne. E’ durante la celebrazione del primo anniversario dell’iscrizione nel patrimonio Unesco delle cantine dello Champagne che Taittinger ha annunciato di voler diventare Presidente della

Vino-birra-e-presidenze-Pierre-Emmanuel-Taittinger

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Repubblica Francese. Poi è successo qualcosa e, cinque giorni dopo, ha ritrattato, peccato ! Sarebbe stato un bel colpo per noi produttori di vino anche perchè, sul fronte opposto, quello della birra, il candidato alla presidenza c’è davvero : Donald Trump. Uno dei programmi del miliardario candidato alla Presidenza è << Makes Beer Great Again>> faremo di nuovo grande la birra. Ed ecco un boccale con l’aspetto di Trump, contiene 22 once di birra, costa 39,95 Dollari ed ha anche una versione più piccola. Ironia della sorte il boccale è fatto in Cina.
Si è dunque innescata una guerra presidenziale della birra con alcune birrerie che producono addirittura bionde anti-Trump e una che ha usato il popolare gioco di John Oliver <<Make Donald Drumpf Again>>. Nonostante questo Donald Trump possiede un’azienda vinicola in Virginia gestita dal figlio Eric.Donald discende da una famiglia miliardaria ed è lui stesso un uomo d’affari aggressivo e forse spregiudicato. I suoi modi diretti e il suo stile di vita sempre

Birra-anti-Trump

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sovraesposto ( dal 2004 al 2015 ha prodotto e condotto il programma televisivo « The Apprentice » ) ne hanno fatto una celebrità internazionale. In una nazione dove tutti sono attenti al political correct, uno che dice sempre quello che pensa fa sensazione !

Qui aggiungo un ricordo personale. Negli anni ottanta lavoravo nell’azienda di mia madre, Fattoria dei Barbi dove, in estate, venivano organizzate cene all’aperto molto belle. Ad una di queste intervennero un gruppo di persone ospiti dell’Enoteca Italiana. Erano i dirigenti del più grande casinò del mondo il Taj Mahal di Las Vegas. Mi dissero << potrebbe essere un buon affare vendere vino nei loro ristoranti ma attenzione è un mondo che odora di mafia>>. Io fui gentile ma evasiva, tuttavia ebbi un regalo così sensazionale che è ancora nei miei armadi: una felpa bianca coperta di paillettes con il disegno del celebre edificio indiano. Ebbene quel casinò è una delle creazioni di Donald Trump che lo ha venduto prima del fallimento.

Questo è il video dei produttori di birra contro il progetto Trump del muro fra USA e Messico.

In politica Trump  ha cercato degli spazi aderendo prima al Partito Democratico e poi a quello Repubblicano riuscendo a vincere le primarie alla presidenza di questo partito nel 2016. Ha posizioni populiste e conservatrici che corrisponde alle idee degli elettori con più anni e meno cultura. Persone a cui piacciono le sue idee in favore del libero utilizzo delle armi e del blocco alla frontiera di chi ha religione islamica. Opinioni che inizialmente lo hanno fatto passare per un gaffer che non sa quello che dice, poi per una specie di ignorantone inadeguato a qualsiasi incarico istituzionale e ora si rivelano quelle di un’enorme fetta di elettori. Sono gli stessi che hanno votato per la brexit in Gran Bretagna. Persone che non leggono libri o giornali, vanno poco a fondo nei problemi sociali, politici o economici ma hanno acquisito, attraverso i social network, la possibilità di diffondere il proprio pensiero e persino la convinzione che basti avere migliaia di follower per avere ragione.
E’ questo « pensiero veloce » della parte più istintiva del cervello che prevarrà sulla parte razionale e, in futuro, guinerà anche le scelte politiche? Speriamo di no!