
Vino e arte il nuovo Rinascimento è nel vino
Piemonte e Toscana capofila del mecenatismo culturale che parte dal vino: istallazioni artistiche, cantine d’autore, sculture, concerti. Una gara di visibilità

Vino e arte- Ceretto- Cappella del Barolo di David Tremlett e Sol LeWitt,
Di Donatella Cinelli Colombini
Vino e arte, u mecenatismo che è iniziato con le cantine d’autore. Ma sono ormai troppe per fare notizia e competono con progetti di fabbriche, ponti, centri commerciali … firmati dagli stessi archistar. Per questo, negli ultimi anni l’investimento si è spostato sulle istallazioni artistiche. La più sensazionale è stata la Floating Piers di Christo sul Lago d’Iseo nel distretto della Franciacorta con i suoi 1,2 milioni di visitatori. Un successo clamoroso che probabilmente la colloca al primo posto nel mondo fra le opere più viste del 2016. E ai produttori non è costata niente!
Tre bicchieri – settimanale economico del Gambero Rosso, ci fornisce le percentuali degli investimenti culturali del vino: il 51% sono progetti artistici in senso lato, 15%

Arte e vino- Cà del Bosco-Cancello-Solare
musei, 9% premi o sponsorizzazioni di opere e restauri, 7% eventi, 5% etichette o packaging, 2% cantine d’autore (fonte WINE+FOOD+ARTS x TOURISM = LA BUONA ITALIA a cura del Laboratorio Gavi).
La maggior parte dei collezionisti d’arte – produttori di vino, coltivano la loro passione da anni, come a Marco Pallanti del Castello di Ama, oppure Maurizio Zanella a Cà del Bosco. Ma solo ora il loro mecenatismo è stato sovraesposto andando su tutti i giornali, ne sono un esempio i Marchesi toscani Antinori e Frescobaldi. Questi ultimi hanno dato vita a un premio destinato a valorizzare giovani artisti esponendoli nella tenuta montalcinese di Castelgiocondo, mentre gli Antinori si sono concentrati sul restauro di opere, come la lunetta di Giovanni della Robbia (1520 circa), commissionate dai loro antenati.

Vino e arte- Pecchioli Castello di Ama
La nuova moda dell’arte fra le vigne, ha messo l’acceleratore e ha sovresposto anche chi commissiona da anni opere d’arte di grande rilievo. E’ il caso di Bruno Ceretto “collezionista di esperienze” come ama definirsi. Dopo aver fatto realizzare la Cappella del Barolo di David Tremlett e Sol LeWitt, il cancello-scultura Ovunque proteggimi di Valerio Berruti, la Casa dell’Artista con il letto a baldacchino studiato dall’artista Anselm Kiefer e l’Acino che, da solo, ha 15.000 visitatori all’anno. Il 12 novembre Ceretto ha presentato, davanti a 2.000 persone, il Coro della Maddalena con la videoinstallazione Holding the milk dell’artista serbo-statunitense Marina Abramović. Un bel richiamo che ha fatto crescere il turismo di Alba ma che ha convinto i Ceretto a puntare su istallazioni più durature delle mostre.

Vino e arte – Donna-che-guarda Alessia Bernardeschi Casato Prime Donne Montalcino
La crescita del mecenatismo enologico spinge a una riflessione: serve? E a cosa serve?
La risposta richiede un ragionamento a ampio raggio. Nei secoli passati l’investimento in opere d’arte partiva dal potere economico e mirava al potere politico. Pensate ai Medici – i più ricchi banchieri del loro tempo- e alle opere che fecero realizzare a Brunelleschi, Donatello e Michelangelo, pensate a Agostino Chigi Il Magnifico, anche lui banchiere che costruì la Farnesina arricchendola con le opere di Raffaello. La società del loro tempo era in grado di capire il valore di questi capolavori e la loro realizzazione ha sicuramente agevolato le ambizioni dei committenti, ma è così anche oggi?
Quando accompagno i miei ospiti in giro per la Toscana e dico frasi del tipo <<sembra una tela del primo seicento>> si stupiscono come se fossi una chiromante che legge le carte. Poi c’è chi chiede <<quando dici Rinascimento a che periodo ti riferisci?>> e sono tutti laureati, con solidissime posizioni sociali e economiche! Oggi il grande chirurgo con alle spalle una bella cultura classica non esiste più e la ricchezza è spesso nelle mani di chi conosce solo il prezzo delle opere d’arte che compra. Spesso le prende solo per investire e le tiene in banca.
Eppure l’uomo moderno ha un’enorme bisogno di arte e di artisti, cioè di guide nella comprensione del significato del vivere.
Per questo l’arte figurativa, quella più alta, è sempre più prodotta da intellettuali piuttosto che da pittori o scultori. La parte tecnica è insomma sempre meno rilevante e le istallazioni d’arte hanno enormi problemi di conservazione perché, spesso, sono realizzate con tecniche traballanti.
In questo quadro contraddittorio si situa il nuovo mecenatismo all’interno dei comparti produttivi. Ci sono ovviamente delle eccezioni, prima fra tutti Maria Grazia Lungarotti donna di enorme cultura e di vero mecenatismo a cui nei giorni scorsi e a pieno merito, è stato assegnato il Premio speciale Corporate Art Awards 2017 per i due musei di Torgiano dedicati alla civiltà del vino e dell’olio.
Io mi contento di valorizzare giovani artisti toscani dando loro visibilità e coraggio di osare. Introno al Casato Prime Donne di Montalcino non c’è una collezione d’arte a cielo aperto ma una testimonianza della creatività, del talento, della passione che tenti artisti hanno voglia di esprimere. E allarga il cuore!