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TOP 100 Wine Spectator 2020 fra enologia e jet set

Rioja, Sonoma e Brunello primi della TOP 100 Wine Spectator. N°1 è il vino di Vincente Dalmau, aristocratico del jet set e scapolo d’oro di Spagna

 

WS TOP 100: Castillo Ygay Tinto Gran Reserva Especial 2010

di Donatella Cinelli Colombini

Alla fine di ogni anno i grandi giornali internazionali del vino redigono la loro classifica delle etichette più importanti del mondo. C’è chi indica nuove tendenze come Wine Advocate-Robert Parker che attualmente spinge i wine lovers verso un’attitudine da esploratori che si avventurano su nuovi territori, vitigni e tendenze. C’è chi invece, come Wine Spectator, crea etichette icona proponendo spesso cantine e vini che nessuno si aspetta. Una circostanza che produce autentici scossoni nel business del vino con consistenti incrementi di richieste e prezzo nei confronti di chi occupa il podio della WS TOP 100. I dati forniti da quello che potremmo definire il Nasdaq dei vini di lusso, cioè il portale inglese Liv-Ex ne sono una prova tangibile. Il vino incoronato dalla classifica 2020 Bodegas Marqués de Murrieta Rioja Castillo Ygay Gran Reserva Especial 2010 è passato da essere la 19° etichetta spagnola più scambiata nei primi undici mesi del 2020 al primo posto di dicembre perché tutti i collezionisti lo volevano. Anche sui prezzi l’effetto di essere the Number 1 Wine Spectator TOP 100 è stato più che percepibile e la cassa da 12 bottiglie è salita da 960€ a 1170 € in un mese. E non parliamo di una micro selezione ma di 90.000 bottiglie prodotte.

 

Vincente Dalmau Cebrián-Sagarriga

Vincente Dalmau Cebrián-Sagarriga

LA RIOJA CHE CONOSCO: VINA TONDONIA E ARTADI

Soffermiamoci un attimo su questa cantina spagnola e il suo proprietario che sono davvero degni di nota. Ammetto di averli scoperti attraverso internet e non averne una conoscenza diretta. Per me la Rioja è rappresentata dalle cantine dei miei amici Maria JoséLopez de Heredia Montoya di Vina Tondonia e Juan Carlos Lopez de Lacalle di Artadi. La prima è la paladina della tradizione e il secondo è talmente furioso contro l’incremento produttivo della denominazione da aver cancellato la parola Rioja dalle sue etichette. Splendide cantine entrambe e con un’anima autenticamente vignaiola completamente diversa da quella espressa da Vincente Dalmau Cebrián-Sagarriga il dongiovanni del vino spagnolo.

 

VINCENTE DALMAU CEBRIAN SAGARRIGA  PRODUTTORE DA JET SET

Vincente e le sue tre sorelle sono eredi di un impero che va dalla comunicazione televisiva all’immobiliare agli alberghi. Dopo la morte improvvisa del padre, a soli 25 anni Vincente prese le redini dell’azienda di famiglia alternando il lavoro con la frequentazione del jet set e soprattutto di bellissime modelle come Marta Ortiz – di vent’anni più giovane di lui – oppure della marchesa blogger María de León Castillejo, nota per il suo idillio con l’attuale Re di Spagna Felipe VI. Nelle foto dei giornali, il nostro wine maker latin lover è spesso accanto a donne bellissime quasi sempre molto più giovani e alte di lui.

 

Vini spagnoli in crisi di identità?

C’è una rivolta dei migliori produttori spagnoli contro le loro denominazioni, accusate di puntare sui volumi e non sulla qualità. Ora la rivolta è nel Cava

Artadi-Juan-Carlos--Lopez-de-Acalle

Artadi-Juan-Carlos–Lopez-de-Acalle

Di Donatella Cinelli Colombini

Quando Juan Carlos Lopez de Lacalle prestigiosissimo e rigorosissimo produttore di Artadi decise di togliere la denominazione Rioja dalle sue bottiglie la notizia fece il giro del mondo. Era il 2015 Thomas Matthews pubblicò un articolo intitolato “Revolt in Rioja” (Rivolta in Rioja) nel Wine Spectator.
Ho parlato più volte con Juan Carlos riguardo alla sua decisione e di quello che mi sembrava un orientamento verso più garanzie e più qualità da parte delle istituzioni spagnole, come la creazione dei “Viñedos Singulares”.  Ogni volta lui mi guardava dritto negli occhi attraverso i suoi occhiali rettangolari <<è cambiato qualcosa?>> poi scuotendo la testa aggiungeva <<e allora!>> come dire non ci sono le condizioni per tornare nella DOC.

Artadi è uscito dalla Rioja nel 2015 ed è stato il primo di un esodo

Anche Maria José Lopez de Heredia Montoya della celebre Viña Tondonia è su posizioni super tradizionaliste. A queste due star del vino spagnolo si aggrega un crescente numero di

Caves López de Heredia Viña Tondonia

Caves López de Heredia Viña Tondonia

produttori insofferenti rispetto a denominazioni poco orientate sulla qualità. Secondo loro le norma poco restrittive causano confusione fra i consumatori e danno d’immagine alle cantine migliori.
<<Se la Spagna fosse un essere umano, direi che soffre di un disturbo di personalità multipla>> ha scritto James Lawrence nel suo articolo di WineSearcher.

l’istinto scismatico degli spagnoli in politica e nel vino

Un istinto scismatico su tutti i fronti: nella politica con le elezioni a ripetizione,  i Baschi e la Catalogna che chiedono l’indipendenza, nel vino con l’ascesa di associazioni private come Grandes Pagos de Espana in concorrenza con le DOC e articoli come quelli del giornalista e enologo Victor de La Serna in aperta contestazione del Consejo Reguladors organismo che corrisponde al nostro Comitato Nazionale Vini. La richiesta più forte sembra quella di un sistema piramidale, come quello italiano, forse attraverso l’utilizzo delle tipologie riserva e selezione conosciute a livello internazionale. Azioni capaci di togliere, almeno ai vertici dell’enologia spagnola, la cappa nera di vino a buon mercato. Questo sembra il problema più grosso: i vini sono spesso molto buoni ma i prezzi sono tutti bassi. <<Sia Victores de la Serna di Grandes Pagos che Xavier Gramona di Corpinnat sono determinati a sbarazzarsi della reputazione della Spagna per i vini economici>> precisa Wine Searcher.