Il turismo del vino in Toscana (2)
Matrimoni in cantina, wine resort di lusso, corsi per wine hospitality manager, il turismo del vino in Toscana diventa professional
di Donatella Cinelli Colombini
WINE WEDDING E TURISMO DEL VINO
Il business dei matrimoni stranieri in Italia sfiora il mezzo miliardo di business all’anno e la Toscana rastrella un terzo di questo giro d’affari ponendosi come destinazione leader delle nozze romantiche. 500.000 presenze turistiche e 160 milioni di giro d’affari per 2.700 coppie che spendono, per la festa e il soggiorno degli invitati, una cifra media di 59.000€ ciascuna.
Fra le principali se non le principali weeding locations sono le cantine.
IL NUOVO FENOMENO DEI WINE RESORT
Dopo che le numerose cantine del Barolo, come Ceretto e Chiarlo, hanno realizzato lussuose residenze con ristoranti stellati, anche in Toscana molti aziende stanno aprendo wine resort capaci ospitare importatori e clienti top ma soprattutto di intercettare la clientela estera alto spendente a cui poi vendere molte bottiglie premium.
Una strategia capace di innalzare il target dei turisti del vino offrendo loro servizi turistici paragonabili ai più ricchi e nuovi distretti del vino, la California soprattutto.
Insieme a questi elementi positivi ce ne sono alcuni potenzialmente preoccupanti, per il futuro. Se infatti andiamo a vedere le variazioni fra il 1998 e il 2008 e nel decennio successivo ci accorgeremo che le presenze cioè i pernottamenti turistici, sono cresciti del 26,2 e poi del 16,1% mentre il numero dei posti letto turistici aumentava, negli stessi periodi, del 42,5 e del 12,6%. L’effetto di questa crescita eccedentaria dell’offerta rispetto alla domanda è stato un indice negativo di occupazione dei posti letto turistici.
Concentrando l’attenzione sulla zona Valdorcia, di cui fa parte Montalcino, vediamo che l’incremento della ricettività agrituristica e extralberghiera ha spinto il totale fino a un + 202% in vent’anni. Attualmente esiste un posto letto turistico ogni due abitanti. Il problema arriva nel momento di conteggiare il ritorno economico offerto dall’investimento in strutture turistiche che richiedono budget superiori a 3.000€ il metro quadro e che non sono ammortizzabili con un utilizzo che, nei dati IRPET, risulta del 15,7% per l’agriturismo e del 20,6% per l’extralberghiero. C’è da aspettarsi che, dopo qualche anno di bilanci in rosso, le strutture in perdita vengano messe in vendita trascinando in basso tutti i valori immobiliari.