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PIWI I GRANDI VINI ITALIANI E LO CHAMPAGNE

In Francia lo Champagne fa da battistrada all’introduzione dei PIWI – viti resistenti ai funghi-  e in Italia Attilio Scienza ci presenta il Piwi Sangiovese

 

scheda-sangiovese-resistente Sanguis Jovis Banfi

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Di Donatella Cinelli Colombini

Attilio Scienza, Ordinario di Viticoltura all’Università degli Studi di Milano e super esperto del vigneto Italia, spiega nel Trebicchieri, settimanale economico del Gambero Rosso, la situazione a 13 anni dall’iscrizione dei Piwi nel Registro nazionale delle varietà ammesse:  << la coltivazione di questi vitigni resta ancora concentrata nel Triveneto e in Lombardia>>.

Mugugna il professore ma gioiscono gli scettici contrari al cambiamento e soprattutto all’utilizzo di organismi “modificati”.

Ma nel resto del mondo le cose non rimangono ferme. L’Unione Europea ha dato il suo via libera all’utilizzo dei vitigni resistenti nella produzione dei vini con denominazione. Infatti, come ha chiarito il Professor Cesare Intrieri << la nuova disposizione comunitaria stabilisce ora che la “denominazione di origine” serve a designare un vino ottenuto “da varietà di viti appartenenti alla specie Vitis vinifera o da un incrocio tra la specie Vitis vinifera e altre specie del genere Vitis”>>.

Ibridi resistenti o viti OGM modificate dal genome editing

Come rendere sostenibile la viticultura? Ibridi resistenti e Genome editing sono le risposte della ricerca guardate con sospetto da vignaioli e consumatori

 

Ibridi_resistenti_campi-sperimentali

Ibridi_resistenti_campi-sperimentali

di Donatella Cinelli Colombini

Oggi il clima mette i viticultori davanti a due problemi: ridurre ciò che surriscalda il pianeta, quindi bisogna limitare i fitofarmaci e l’uso dei trattori. Insieme produrre eccellenze enologiche nonostante l’innalzamento delle temperature e il calo delle piogge.
Una delle prime risposte al problema di rendere più ecologica la coltura della vite è stata l’introduzione di ibridi resistenti ad oidio e peronospora.
Il consenso sugli ibridi è arrivato dalla Comunità Europea che ha approvato in Parlamento e in Consiglio il Regolamento 2021/2117. Con la nuova normativa i vini con “denominazione di origine” possono essere ottenuti “da varietà di viti appartenenti alla specie Vitis vinifera o da un incrocio tra la specie Vitis vinifera e altre specie del genere Vitis”. Quindi è ora possibile modificare i disciplinari e introdurre gli ibridi fra i vitigni ammessi.

 

GLI IBRIDI RESISTENTI CONQUISTANO LA FRANCIA: BORDEAUX

La famosa classificazione di Bordeaux del 1855 coincide con l’inizio del riscaldamento del pianeta (il periodo freddo chiamato piccola glaciazione va dal 1300 al 1850) che, negli ultimi 25 anni, per effetto delle attività umane, ha avuto un’autentica impennata. Ma la classificazione è ancora valida, anzi sembra difficilissimo cambiarla anche se la “vocazione” alla vite dei terreni è evidentemente cambiata.
Come fare?

Vitigni ibridi resistenti e nomi che confondono

Il problema delle malattie della vite e dell’inquinamento, ne genera un altro: Cabernet Volos, N. Merlot Kanthus … sembrano cloni invece sono nuovi ibridi

Cesare-Intrieri-sui-nome-dei-vitigni-ibridi-resistenti

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Di Donatella Cinelli Colombini

Da un lato c’è un problema ambientale: il 65% di tutti i fungicidi usati in agricoltura vanno nelle vigne. Servono per combattere oidio e peronospora, due patogeni arrivati in Europa nell’Ottocento e, da allora, divenuti il principale problema dei vignaioli. Infatti l’altro “regalino” arrivato dal Nord America, la fillossera, è stata arginata sostituendo la radice europea con quella americana.

foglia-d-oro-vini-da-vitigni-ibridi-resistenti

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LA RICERCA DI  VITI RESISTENTI A OIDIO E PERONOSPORA DURA DA OLTRE UN SECOLO

La ricerca di una possibile soluzione impegna i ricercatori da oltre un secolo. Uno dei rimedi proposti è stata la creazione di nuove varietà resistenti ottenute incrociando le viti europee con quelle americane o asiatiche. Nel corso degli anni le sperimentazioni sono state tantissime ma, nel 1936, l’uso di questi ibridi nella produzione del vino fu proibita. Le ricerche comunque continuarono e alcune tipologie furono omologate in Germania e nella Provincia di Bolzano.

I NUOVI VITIGNI IBRIDI RESISTENTI DI ALTA QUALITA’

In Italia l’Università di Udine e i vivai Rauscedo individuarono 10 ibridi resistenti riuscendo a farli iscrivere nel registro varietale italiano nel 2015: Fleurtai, B., Soreli, B. e Julius,N. Cabernet Eidos, N., Cabernet Volos, N. Merlot Kanthus, N., Merlot Khorus, N. Sauvignon Kretos, B., Sauvignon Nepis, B. e Sauvignon Rytos, B.
I nuovi ibridi si stanno diffondendo soprattutto nel Nord Est d’Italia perché le loro qualità enologiche sono di ottimo livello. Gli ibridi sono ammessi nella produzione dei vini da Tavola e gli IGT. Richiedono solo 2-3 trattamenti anticrittogamici all’anno e quindi appaiono particolarmente indicati in prossimità degli insediamenti e comunque delle abitazioni perché comportano un rilevante vantaggio ambientale.
Tuttavia c’è un secondo problema: i nomi con cui sono stati battezzati i nuovi ibridi dagli istituti di ricerca che li hanno registrati, in primis Friburgo. Cesare Intrieri, Professore di viticultura all’Università di Bologna, ha messo giustamente l’accento sulla confusione che ne deriva