PIWI I GRANDI VINI ITALIANI E LO CHAMPAGNE
In Francia lo Champagne fa da battistrada all’introduzione dei PIWI – viti resistenti ai funghi- e in Italia Attilio Scienza ci presenta il Piwi Sangiovese
Di Donatella Cinelli Colombini
Attilio Scienza, Ordinario di Viticoltura all’Università degli Studi di Milano e super esperto del vigneto Italia, spiega nel “Trebicchieri”, settimanale economico del Gambero Rosso, la situazione a 13 anni dall’iscrizione dei Piwi nel Registro nazionale delle varietà ammesse: << la coltivazione di questi vitigni resta ancora concentrata nel Triveneto e in Lombardia>>.
Mugugna il professore ma gioiscono gli scettici contrari al cambiamento e soprattutto all’utilizzo di organismi “modificati”.
Ma nel resto del mondo le cose non rimangono ferme. L’Unione Europea ha dato il suo via libera all’utilizzo dei vitigni resistenti nella produzione dei vini con denominazione. Infatti, come ha chiarito il Professor Cesare Intrieri << la nuova disposizione comunitaria stabilisce ora che la “denominazione di origine” serve a designare un vino ottenuto “da varietà di viti appartenenti alla specie Vitis vinifera o da un incrocio tra la specie Vitis vinifera e altre specie del genere Vitis”>>.Questo consente la modifica dell’articolo 33 del Testo Unico della vite del vino che vieta espressamente l’introduzione dei Piwi nelle denominazioni italiane.
Ma in Italia tale modifica sembra molto lontana.
I PIWI IN ITALIA CON IL TESTO UNICO SUL VINO CHE LI VIETA NELLE DOC
Hanno autorizzato la coltivazione di Piwi Regione Emilia-Romagna (9 nuovi vitigni resistenti) e Abruzzo (4) mentre le Marche stanno valutando (12) e ci sono regioni che hanno finito la sperimentazione ma non decidono: Piemonte, Lazio, Campania e Puglia.
In Toscana Sergio Puccioni del CreaVE di Arezzo ha fatto degustare vini ottenuti da incroci resistenti di Sangiovese, quali il F42 P136, incrocio di Sangiovese x Teroldego ottenuto da Fondazione Mach e 72-096, incrocio di Sangiovese x Bianca resistente a peronospora e oidio messo a punto da Iga e Vcr. Quest’ultimo appare particolarmente promettente.
La coltivazione delle viti e le microvinificazioni sono avvenute a Castello Banfi a Montalcino e sono state presentate in occasione della Summer School 2022 Sanguis Jovis.
Secondo il Professor Scienza i PIWI cioè i vitigni resistenti, riescono ad affermarsi solo quando danno origine a vini con indicazione geografica IGT. <<Determinante sarà però la possibilità di utilizzare i resistenti nelle Doc, come sta avvenendo in Francia>>.
I PIWI NELLA PRAGMATICA FRANCIA ENTRANO NELLA PRODUZIONE DI CHAMPAGNE
Come ho detto all’inizio, l’Unione Europea spinge sull’utilizzo dei Piwi nella convinzione che la loro coltivazione riduca l’uso dei fitofarmaci nei vigneti e con essi l’impatto ambientale della produzione di vino.
In applicazione di questo indirizzo comunitario, in Francia la Aoc Champagne sta ottenendo l’INAO, Institut National de l’Origine et de la Qualité, l’autorizzazione a utilizzare il vitigno resistente Voltis, che quindi sarà il primo Piwi inserito in un disciplinare francese. Il primo ma non l’unico perché a Bordeaux c’è già chi lavora nella stessa direzione.