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I produttori di vino pagano bene e incassano male

Il paradosso dell’articolo 21 che ha aggravato i ritardi dei pagamenti anziché risolvere il problema, meno del 20 % del vino pagato alla scadenza

cassa

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Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

Un’interessantissima indagine di Cribis D&B, ottimamente commentata dal “Corriere vinicolo” ci rivela, dati alla mano, la sconcertante realtà di un Paese dove i produttori di vino, e in genere tutti gli agricoltori, pagano i loro conti alla scadenza o con piccoli ritardi (solo il 12% supera i 30 giorni di ritardo) mentre sono fra quelli che riscuotono per ultimi. I dettaglianti pagano alla scadenza il 40% delle forniture mentre con gli alimentari, quindi anche il vino, questa percentuale scende al 17%.

Ma il vino in Italia si vende o si regala?

Un’ indagine Cribis –D&B mostra come ristoranti e commercianti paghino male, molto male. Un sistema in crisi ma c’è un’alternativa: Filiera Agricola Italiana

Vino italiano

Vino italiano

Il titolo usato da Carlo Flamini, direttore del “Corriere vinicolo” sembra una sentenza: Il dominio dell’insolvenza. Purtroppo i dati confermano la premessa: solo il 18% dei ristoranti e il 24% dei dettaglianti salda le fatture puntualmente.

Ancora più preoccupanti le note sui fallimenti: il 14% delle imprese del vino, il 18% dei ristoranti, e

Carlo Flamini al centro

Carlo Flamini al centro

il 22% dei GDO potrebbero non pagare le forniture.  Il rischio chiusura non riguarda solo i parvenù  ma anche chi è sulla breccia da anni e soprattutto molti ristoranti che sono in cima alla classifica dei settori  ad alto ciclo di chiusura. Stupisce di trovare, tra le imprese con pagamenti a rischio anche il 22% di grande distribuzione. Evidentemente non solo le imprese famigliari traballano ma anche quelle più strutturate perché le banche hanno stretto i cordoni della borsa.  Mi chiedo se la nuova norma, voluta dal Ministro Catania, sui pagamenti a 60 giorni (30 giorni per frutta e verdura), accelererà il collasso invece di risolvere le cose.  Insomma da un lato il Governo manda messaggi rassicuranti e dall’altro cresce il numero di chi chiude i battenti o vede a rischio la sua busta paga.