L’adulazione, la carriera e i potenti
L’Italia con il suo esercito di adulatori senza qualità e di talenti senza sbocchi professionali avrà un futuro? Una riflessione sui cortigiani e il potere
Di Donatella Cinelli Colombini
Scrivo queste note all’indomani di un piccolo episodio che ritengo emblematico della realtà italiana. In un’amministrazione locale una persona di talento è stata sottomansionata e un adulatore promosso.
TALENTI SOTTOMANSIONATI E CORTIGIANI PROMOSSI
Trattare i dipendenti come valigie è tipico delle strutture pubbliche dove conta più l’appartenenza che la capacità. Questo è uno dei principali motivi per cui non funzionano. Non mi sorprende, mi ha invece colpito la sbalorditiva capacità di un adulatore che è riuscito a diventare il beniamino di tre potenti di colore politico diverso, in rapida successione. Benchè lo disprezzi devo ammettere di ammirarlo perché ha portato la sua tecnica di cortigiano a un livello di raffinatezza quasi artistica. La sua carriera si fonda su questo perché oltre che adulare e dire maldicenze sui presunti nemici del potente a cui si è attaccato, non sa fare altro.
Quest’episodio mi ha spinto a una riflessione sull’adulazione e il suo ruolo nella società italiana attuale.
IL RUOLO DELL’ADULAZIONE NELLA CARRIERA
Meno nelle imprese private e molto nella struttura pubblica l’adulazione è un lubrificante della carriera. La piaggeria degli YES MAN, l’arte di “saperci fare” per conquistare il favore di chi conta con l’adulazione è diventata la strada maestra delle promozioni.
Nel passato, quando i valori erano i pilastri dell’esistenza fino a rischiare la propria vita per onorarli, basta pensare al Risorgimento, l’adulazione era disprezzata come espressione dell’animo vile.