I talebani del vino: scontro fra classicisti e naturalisti
Le opinioni sulla qualità del vino si stanno radicalizzando con scontri sempre più duri fra chi ama una perfezione classica e chi demonizza gli enologi

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Di Donatella Cinelli Colombini, Orcia DOC, Fattoria del Colle
C’è chi pensa che il grande vino debba possedere una perfezione assoluta prendendo a modello prototipi classici francesi e chi demonizza gli interventi enologici arrivando a apprezzare i difetti come espressioni di carattere, localismo e naturalezza.

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Talebani del vino: trionfano convinzioni opposte che, mese dopo mese, diventano sempre più radicali. Ognuno sostiene le sue idee come se fossero una fede religiosa.
Torniamo indietro di 150 anni e troviamo uno scontro simile nella pittura. Era il 1863 e viene inaugurato il Salon des Refusés, per ospitare le opere escluse dal Salon.
Al Salon c’erano i dipinti accademici accettati dalla cultura ufficiale: molto disegno, forme perfette di ispirazione raffaellesca. Di questi pittori quasi nessuno ricorda il nome. I rifiutati avevano portato i cavalletti fuori dagli studi riscoprendo l’emozione della luce e del colore. Erano stati battezzati dispregiativamente Impressionisti e ora le loro tele sono contese dai collezionisti a prezzi milionari: Édouard Manet, Claude Monet, Edgar Degas, Pierre-Auguste Renoir …
GLI ACCADEMICI E GLI IMPRESSIONISTI DEL VINO
Parto da un articolo della Master of Wine Lisa Perrotti Brown Editor in Chief di Wine Advocate-Robert Parker.