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SOSTAIN SICILIA: LA SOSTENIBILITA’ VITIVINICOLA

IL PROTOCOLLO SICILIANO PER LA SOSTENIBILITA’ DEL VINO HA UN NOME CHE E’ UN PROGRAMMA: SOS COME “AIUTO” E SOSTAIN COME IL PEDALE DEL PIANO CHE ALLUNGA IL SUONO

Sicilia-2019-Convention-Donne-del-Vino-Firriato-Tenuta-Cavanera

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di Donatella Cinelli Colombini, #winedestination 

Il mio amico Andrea Gabrielli dice che è il miglior regolamento per la vitivinicoltura sostenibile. Affermazione da fonte autorevole che vale la pena verificare e che mi attrae anche per un altro particolare. Il mio lontano parente Enzo Tiezzi, pioniere dell’ambientalismo italiano mi raccontò come, nei lontani anni 1966-67 quando lavorava nelle università americane, lui e i suoi colleghi battezzarono sostain le azioni finalizzate a preservare l’ambiente più a lungo possibile, usando il nome del pedale del pianoforte che allunga il suono.
Per questo il progetto ambientalista siciliano SOStain mi è piaciuto subito. Ha un nome che è un programma.
Se paragonate a quelle del Manifesto del Chianti Classico, le 10 regole della fondazione SOStain appaiono limitate al solo ecosistema anche se molto ben calibrate su questo obiettivo. Il progetto toscano ha un respiro più ampio sul sociale e sull’eredità culturale per cui mi pare più attuale.
Tuttavia vorrei presentarvi il progetto SOStain perché è un ottimo esempio di sostenibilità per l’ambito vino. Proverò anche a verificare a quanti parametri ho già ottemperato.

E se il mondo del vino lo cambiasse un film?

L’autore di Mondovino Jonathan Nossiter porta al Festival di Berlino la storia di 4 produttori di vini naturali, mentre la campagna toscana è piena di set

Natural-Resistance

Natural-Resistance

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

C’è di tutto in Toscana: dal film olandese che racconta dei Tuscan weddings in una villa di Impruneta allo spot del profumo di Trussardi girato nei giorni scorsi a 10 km dalla Fattoria del Colle. La nostra meravigliosa campagna è quasi il simbolo di quell’armonia fra uomo, natura e storia che tutti dicono di volere e nessuno realizza. 

Ma il film di cui voglio parlare è un’altra cosa, è un’opera di grande valore artistico firmata da Jonathan Nossiter il regista di “Mondovino” che, dopo aver pellegrinato ovunque ora vive a Roma, ed ha un golden retriver come me. Se “Mondovino” era la denuncia dell’intrico di affari fra l’industria del vino e i critici che indirizzando il mercato, la nuova pellicola è la ricerca di un’alternativa. Si intitola “Resistenza naturale” e racconta la storia di 4 contadini moderni. Una di loro è la mia lontana parente Giovanna Tiezzi. Permettetemi una divagazione. Il padre di Giovanna, Enzo Tiezzi è stato uno dei più geniali studiosi italiani di ecosistemi. Fu lui a raccontarmi come la parola sostenibilità fosse stata coniata dal gruppo di lavoro a cui apparteneva negli Stati Uniti riferendosi al pedale del pianoforte che allunga i suoni. Mentre ero assessore a Siena mi aiutò a capire le dinamiche dell’inquinamento turistico e come allontanare i vecchi autobus o ridurre gli sprechi d’acqua fossero solo pagliativi perché i visitatori erano semplicemente troppi e persino il loro camminare faceva innalzare il livello delle polveri sottili nel centro storico.