Eugenio Pomarici Tag

L’enologia leggera di Luigi Moio

L’enologo deve fare un passo indietro: il Presidente OIV Luigi Moio spiega che per produrre grandi vini longevi non bisogna correggerli in cantina

 

Luigi-Moio lieviti indigeni o industrali ?

Luigi-Moio-Napoli-Convegno-Donne-del-Vino

di Donatella Cinelli Colombini

Il wine maker deve solo accompagnare i processi di vinificazione e invecchiamento, lasciando il ruolo di manipolatore che, progressivamente aveva trasformato gli enologi in maghi capaci di intervenire e modificare la natura soprattutto in base all’esigenze del mercato. “Mescolavino” come si autodefiniva scherzosamente Giacomo Tachis.

 

UVA PERFETTA PER GRANDI VINI LONGEVI SENZA CORREZIONI UMANE

lieviti indigeni o industrali opinione di Luigi Moio

Luigi Moio-Presidente-OIV

Luigi Moio, accende i riflettori su alcune verità che sono sotto gli occhi di tutti, bisogna partire da “uva perfetta” naturalmente equilibrata, i professionisti devono limitarsi ad un ruolo di assistenza dei processi produttivi ma senza interventi correttivi. Ecco che l’enologo diventa un servitore della natura capace di rispettare ciò che viene donato dalla vigna.
Ovviamente, per realizzare questo tipo di enologia, servono territori e varietà autoctone, ad alta vocazione poco toccati dai cambiamenti climatici. Altrimenti l’intero progetto diventa impossibile.

 

LUIGI MOIO NUOVO PRESIDENTE OIV

Luigi Moio è stato recentemente eletto a presiedere l’Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino (OIV), cioè l’ONU del vino, in cui le istanze dei Paesi produttori e consumatori di tutto il mondo si confrontano per arrivare a decisioni condivise che diventano leggi. La prima uscita del neo Presidente – che è anche professore all’Università Federico II di Napoli e produttore nella cantina Quintodecimo – è avvenuta a Conegliano Veneto ed è stata organizzata da Eugenio Pomarici di Cirve (Centro Intedipartimentale per la Ricerca in Viticoltura ed Enologia) dell’Università di Padova.

 

I piccoli mercati del vino diventano quelli più grandi

Dal 2004 al 2011 le esportazioni mondiali di vino sono cresciute del 43% in valore e del 33% in quantità grazie soprattutto ai nuovi mercati

Violante sulla Grande Muraglia

Violante sulla Grande Muraglia

I nuovi piccoli mercati d’importazione pesano per il 22% del totale del vino che gira per il mondo ma stanno crescendo e acquisiscono importanza rosicchiando i grandi mercati tradizionali che, dal 2004 al 2011 hanno perso il 10% della loro quota.   Questo, in sintesi, il risultato dell’indagine effettuata da un team di ricercatori delle Università di Napoli Partenope e Federico II di cui ha fatto parte Eugenio Pomarici, persona che conosco e stimo da anni (“VQ”  luglio 2012 pp. 18-25).

Per chi ama  il vino di alta gamma l’aspetto più interessante dell’indagine riguarda il segmento dei vini imbottigliati che per il 40% è acquistato dai grandi Paesi importatori storici (Germania, UK , USA).  Il loro business è aumentato solo del 6% in sette anni mentre i Paesi nuovi importatori sono cresciuti del 303 %  accaparrandosi il 23% del fatturato totale.  Insomma un velocissimo  boom!

Inoltre sommando il giro d’affari dei piccoli mercati “storici” e dei nuovi, si ottiene un totale (53,5 %) di oltre la metà del business complessivo delle bottiglie. Situazione che di fatto li mette in posizione dominante. Come dire i piccoli hanno ormai una marcia in più!