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La cultura fa bene al vino

Veronelli, Cernilli, Buonassisi, D’Agata, O’Keefe come intellettuali provenienti da altri ambiti culturali fanno cambiare la produzione e il consumo del vino

 

Daniele Cernilli e Donatella Cinelli Colombini

Daniele Cernilli e Donatella Cinelli Colombini

di Donatella Cinelli Colombini

In genere le contaminazioni aprono la mente, fanno guardare le cose da altri punti di vista e mettono in crisi le convinzioni consolidate, insomma spingono in avanti la fantasia e la ragione.
Anche nel vino avviene la stessa cosa. Sono essenziali l’agronomo l’enologo ma non bastano perché il vino è cultura, cioè esprime la civiltà umana che lo produce e con essa si evolve nel corso del tempo.

 

I FILOSOFI VERONELLI E CERNILLI, IL MEDICO D’AGATA E IL SUPER ECLETTICO BUONASSISI

Per questo le voci “fuori dal coro” fanno fare autentici salti in avanti al concetto complessivo di enologia. Pensate a filosofi come Luigi Veronelli e, in anni più recenti, Daniele Cernilli. Due giganti che hanno rivoluzionato il modo di produrre e soprattutto di bere. Oppure pensate a medici come Ian D’Agata, italo canadese che ha seguito la sua passione per il vino invece di una promettente carriera accademica a Harvard. Ian ha una mente enciclopedica e un modo di elaborare informazioni complesse che gli viene dall’esperienza di ricerca e diagnosi. Tornando indietro nel tempo, il più eclettico di tutti: Vincenzo Buonassisi. Noi lo conosciamo come enogastronomo e giornalista ma se andate a cercare gli autori del brano “Mi va di cantare” interpretato al Festival di Sanremo del 1968, ci trovate il suo nome.

 

Ecco il Robert Parker nuova maniera

Robert Parker sbalordisce il Wine Writers Symposium, confessando di aver prodotto un vino biodinamico e dialoga con il “low alcohol movement” della California

Wine Writers Symposium Parker.

Wine Writers Symposium Parker.

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

Il blog “Terroirist” – il nome dice tutto – ci fornisce la trascrizione del confronto fra Robert Parker, del celebre e potentissimo “Wine Advocate”  e Jon Bonné  durante il più importante incontro annuale fra i giornalisti del vino. Chi si aspettava scintille è stato servito e persino col botto!
Bonné è in qualche misura l’anti – Parker perché il suo libro The New California Wine – A Guide to the Producers and Wines Behind a Revolution in Taste, ha dato voce a una nuova generazione di produttori di vino

che reagiscono alla <<shortfalls of California wine: a ubiquity of oaky,

Bonne_Jon

Bonne_Jon

uninspired bottles and a presumption that bigger was indeed better>>  caduta dei vini californiani: legno sovrabbondante ovunque, bottiglie banali, basate sulla presunzione che la potenza equivalga alla qualità. I nuovi produttori di cui parla Bonné sono quelli che hanno recuperato dall’Europa il concetto di diversità dei vitigni e del terroir, una maggiore adesione alla tipicità che ha portato con sé un anticipo nelle date della vendemmia e conseguentemente un minore tenore alcolico. Da questo il nome “ low-alcohol movement”