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Il wine lover abbandonato

Girando per enoteche, se non si è un po’ scaltri, si rischia di comprare un vino che non corrisponde alle nostre richieste. Un buon enotecario è giusto sia correttamente informato su ciò che vende.

Visto per voi da Bonella Ciacci

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Lavorando in una delle due cantine di Donatella Cinelli Colombini, mi è capitato più volte di avere a che fare con vini che non sono della nostra produzione, magari per guidare una degustazione con degli ospiti. E’ mio dovere in questi casi informarmi sulla cantina e sul vino che propongo, se non lo conosco, per dare le giuste indicazioni ai clienti. Così facendo, e anche per una curiosità personale, la mia conoscenza su cantine e vini sta crescendo, e non manco mai di coltivarla ulteriormente, provando vini diversi quando sono a cena fuori, o comprando qualche bottiglia interessante quando sono in giro in vacanza.
Ecco che, e non solo una volta, mi sono imbattuta in ristoratori e soprattutto enotecari “colti alla sprovvista”.

La dinamica è sempre più o meno la stessa: entro in un’enoteca, mi guardo un po’ intorno, mi incuriosisco di qualche bottiglia, e poi chiamo il gestore per avere più informazioni a riguardo. Altre volte invece chiedo direttamente di propormi qualcosa di insolito e particolare. Sul momento, il più delle volte, ricevo risposte esaustive su composizione, affinamento, descrizione del vino… Poi vado a casa e, perdonatemi la malafede, controllo online, cercando il vino e la cantina che ho comprato. Ed ecco l’amara sorpresa: molte mi sono state dette un sacco di bugie!