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Storytelling e turismo del vino 2

Lo storytelling principale e quelli secondari, per raccontare la cantina ai turisti: come sceglierli e come raccontarli. Perché le informazioni devono essere poche

 

Storytelling e neuromarketing - Vincenzo Russo e Donatella Cinelli Colombini

Storytelling e neuromarketing – Vincenzo Russo e Donatella Cinelli Colombini

Di Donatella Cinelli Colombini

 

POCHE INFORMAZIONI SONO MEGLIO DI TROPPE

Ovviamente lo storytelling chiede di trasformare ogni informazione in un esempio concreto o un aneddoto esemplificativo. Ecco che per spiegare le scelte enologiche è meglio raccontare qualcosa di concreto come l’assaggio dell’uva che serve a decidere il calendario della vendemmia. Sicuramente è meno tecnico rispetto alla curva di maturazione polifenolica ma rende meglio l’idea. La narrazione delle camminate mattutine nelle vigne mettendo in bocca tre acini per volta per valutare polpa, buccia e vinaccioli coinvolgerà i turisti. Probabilmente proveranno a farlo anche loro.

Storytelling e turismo del vino

Storytelling e turismo del vino

Si tratta infatti di un racconto molto colorito. Per fare l’analisi sensoriale dei vinaccioli bisogna schiacciarli con i denti e poi sputarli (letteralmente sputarseli) in mano per vedere il loro colore. Alla fine della camminata nelle vigne, chi è fortunato, e non è stato punto dagli insetti attirati dalla dolcezza dell’uva, ha poi il problema del mal di pancia. Far ridere i visitatori con un pizzico di autoironia è molto meglio che mostrarsi supponenti.