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Château Lafite nuovi protagonisti e nuove idee

A Château Lafite lo scossone è arrivato nel 2018 quando al barone Eric de Rothschild è subentrata sua figlia Saskia e il CEO è diventato Jean-Guillaume Prats

 

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Di Donatella Cinelli Colombini

Prima di curiosare  nel bellissimo articolo su Lafite di James Lawrence pubblicato in Wine Searcher, permettetemi qualche accenno alla storia di questo luogo da sogno.

 

STORIA DI LAFITE CHE SEMBRA UNA NOVELLA

Alla fine del Seicento le sue vigne erano unite a quelle di Latour grazie al matrimonio di Alexander de Ségur con l’erede dell’altro Château. Ma è nel Settecento che i vini di Lafite entrarono alla corte di Versailles. Il marchese Nicolas Alexandre de Ségur era soprannominato il “Principe delle viti” e il vino Lafite divenne il “Vino del re”. La consacrazione arrivò quando Richelieu, nel 1755, venne nominato governatore della Guyenne e un medico di Bordeaux gli prescrisse il vino di Château Lafite che gli fece ritrovare la giovinezza.

Lafite era prediletto da Madame de Pompadour e più tardi Madame du Barry pretese di bere solo il “vino del re”, come veniva chiamato il rosso di Lafite.

Chateau-Lafite-bariccaia

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Altro grande estimatore di queste bottiglie fu Thomas Jefferson, futuro presidente degli Stati Uniti, che fu ambasciatore della “Repubblica degli Stati Uniti” alla corte di Versailles. Nel 1855 Lafite venne classificato ufficialmente come <<il primo dei primi Cru>> Premier Grand Cru (First Growth). L’8 agosto 1868 Lafite, con i suoi 74 ettari di vigneto, fu acquistato dai banchieri de Rothschild che trasformarono il castello in una sorta di reggia piena di capolavori d’arte.

 

LE EN PRIMEUR DI BORDEAUX DEL 2019

Eccoci ai giorni nostri e alle en primeur 2019 che si sono svolte per la prima volta con degustazioni a distanza. I risultati sono stati buoni e migliori di quanto tutti si aspettassero. Persino Michel Rolland ha messo l’accento sul buon risultato di vendite e sulla possibilità di continuare, almeno in parte, con lo stesso metodo nel futuro.

 

Enologi winemakers più popolari on line

Michel Rolland, Robert Mondavi, Paul Draper, Heidi Barrett, Hellen Turley, Jess Stonestreet Jackson, Maynard James Keenan, Joe Bastianich

Winemakers-più-conosciuti-on-line-Michel Rolland

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Di Donatella Cinelli Colombini

Questi i winemakers enologi più popolari on line: 35 personaggi alcuni dei quali famosissimi in altri campi come lo chef televisivo Joe Bastianich e altri che hanno dominato la scena nel secondo Novecento ma sono già defunti come Robert Mondavi. Tuttavia la classifica è intrigante e permette alcune riflessioni sul mondo del vino virtuale cioè quello che vive e cambia a seconda degli interessi dei navigatori on line. Un solo italiano nella lista. Chi si aspetta Riccardo Cotarella il super enologo presidente dell’Union Internationale des Oenologues

Joe-Bastianich-chef-e-winemaker

Joe-Bastianich-chef-e-winemaker

rimarrà deluso. Nella classifica della popolarità on line l’Italia è rappresentata da Vincenzo Florio ( 1883-1959) geniale imprenditore che dette slancio all’economia siciliana e fondò le Cantine Florio di Marsala trasformandole in un colosso capace di esportare in tutto il mondo.

Gli enologi sognano la Borgogna

Un sondaggio di Decanter fra i 133 più prestigiosi enologi del mondo mette la Borgogna e il Barolo in cima alle regioni dove vorrebbero lavorare

Aubert-de-Villaine Romanée Conti

Aubert-de-Villaine Romanée Conti

Di Donatella Cinelli Colombini Brunello Casato Prime Donne

C’è anche la Toscana ma molto staccata rispetto alle 23 preferenze accordate alla Borgogna e alle 8 +8 date a Barolo e Piemonte. Nei sogni dei più grandi enologi del mondo c’è dunque la mitica terra del Pinot Noir mentre la Nuova Zelanda ha 7 preferenze, la Valle del Rodano 6 e i distretti viticoli di Bordeaux e della Spagna 4. Decanter, ha dato solo un’anticipazione delle opinioni dei grandi enologi riservando una spiegazione più estesa alla rivista di luglio che sarà davvero un boccone ghiotto per i wine lovers: fra le altre ci saranno le opinioni di

Alberto Antonini

Alberto Antonini

Aubert de Villaine, co direttore di Romanee-Conti, il nostro enologo volante Alberto Antonini, il mitico Michel Rolland. Apparentemente i wine maker che non lavorano già in Borgogna vorrebbero lavorarci.
Ma le domande di Decanter non si esaurivano ai sogni dei wine makers, altri quesiti riguardavo gli effetti del global warming in termini di gestione delle vigne e contenuto d’alcol nei vini.

I 10 enologi che hanno cambiato il mondo del vino

The drinks business, reputatissima testata inglese che analizza le tendenze e il mercato del vino, ci da la classifica degli enologi più influenti del mondo

Jacques e Eric Boissenot

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Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

Ognuno di questi 10 ha, secondo The drinks business, cambiato i caratteri del vino in modo più profondo di quanto abbia fatto qualsiasi brand o impresa. Sono insomma loro gli “artisti del vino” quelli che ne hanno indirizzato il nuovo stile di denominazioni, tipologie o territori.

Qualche motivo di rammarico: nessuna donna in questa lista e solo un italiano. Peccato

Il punto di partenza è ovviamente Emile Peynaud, l’uomo che ha definito il ruolo moderno dell’enologo.