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Caffè: la gara a farlo meglio

Dopo il vino, la birra, la pizza un altro prodotto vive un autentico restyling: il caffè: speciality coffe, caffetterie di lusso e tanta voglia di diversità

Di Donatella Cinelli Colombini

caffè-Loscuro-Sinalunga

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Il caffè è la seconda commodity più commercializzata al mondo dopo il petrolio. 2 miliardi di tazzine al giorno e 6 miliardi di tazze all’anno in Italia. Secondo Nomisma il 95% degli italiani lo beve ma, nonostante questo, veniamo battuti da finlandesi, norvegesi e islandesi che, forse per il clima freddo, consumano da 12 a 9 kg all’anno di caffè a persona. L’uso del caffè è in espansione nel mondo e la domanda supera l’offerta.

Dall’omologazione alla ricerca di caffè diversi

Fin ora, in Italia, c’era un’autentica omologazione ma di recente assistiamo a una corsa verso la qualità e la diversità del caffè oltre alla rinascita della caffetteria come luogo privilegiato per la socializzazione. Solo in Europa i coffee shop sono 37 mila e sono cresciuti del

Caffè-la-corsa-a-farlo-meglio-Torrefazione-GM-Pienza

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6,4% nel 2017. La catena più diffusa è quella Costa, acquistata da Coca Cola alla fine dell’estate per 5 miliardi di Dollari. Una cifra che lascia capire quanto sia enorme il business e soprattutto le prospettive di business di questo comparto.

I caffetterie e coffee shop

La moda dei locali per la degustazione del caffè arriva dalle città del Nord Europa e principalmente da Londra. In effetti, in Italia, dopo l’invenzione della macchina da caffè, del sottovuoto e delle cialde, il consumo della profumata bevanda nera è diventato frettoloso, al banco, senza prestare la necessaria attenzione al contenuto della tazzina. L’abitudine a considerare i caffè come luoghi di incontri, conversazioni e assaggi, rimane solo nei piccoli centri oppure in luoghi cult come il Florian di Venezia, il più antico caffè d’Italia, creato nel 1720.
Assistiamo dunque al paradosso del Paese più celebrato nel mondo per l’espresso che si vede insegnare l’apprezzamento per il buon caffè da l’estero e trova nuovi stimoli dall’arrivo di Starbucks a Milano.
In Italia si consuma una miscela di chicchi arabica (più dolce) e robusta (più ricco di caffeina) che, nel tempo, si è progressivamente omologata.