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Ansonica storia di una contraffazione

Attilio Scienza racconta del vino greco di Chio contraffatto in Toscana 2.500 anni fa e ora riprodotto tenendo l’uva Ansonica in mare e il vino in anfora

Antonio Arrighi Attilio Scienza Ansolia

Antonio Arrighi Attilio Scienza Ansonica prodotta come il vino di chio 2500 anni fa

Di Donatella Cinelli Colombini

La storia è bellissima ed è un autentico giallo, io ho avuto la fortuna di ascoltarla da un affabulatore scienziato senza eguali, il Professor Attilio Scienza. Tutto inizia circa nel VII secolo avanti Cristo nell’isola greca di Chio dove producevano un vino destinato all’esportazione in anfora. A quell’epoca tutto il vino da spedire era dolce alcolico ma quello di Chio riuscì a sbaragliare la concorrenza con un sistema di produzione segretissimo e capace di salvaguardare gli aromi ma soprattutto con la prima vera azione di marketing della storia.
Prima di mettere ad appassire i grappoli la popolazione di Chio li immergeva nel mare dentro delle ceste. Questo procedimento privava la superficie dell’uva della pruina consentendo un successivo più veloce appassimento. Il vino alla fine risultava più aromatico e questo era molto apprezzato nei banchetti più ricchi. Plinio racconta che Cesare offrì vino di Chio nel banchetto che celebrava il suo terzo consolato.

VINO DI CHIO PRIMO ESEMPIO DI MARKETING NELLA STORIA DEL VINO: LE ANFORE DI PRASSITELE

appassimento ansonica

Azienda Arrighi appassimento ansonica

Ma il colpo di genio è l’azione di marketing escogitata dai greci. I produttori di Chio chiedono al più grande artista vivente, l’ateniese Prassitele (prima metà del IV secolo a C. ), di disegnare le anfore per il loro vino. Inventano anche un logo, una piccola sfinge stampigliata nelle anfore e simile a quella delle loro monete. Prassitele è conosciutissimo, anche i romani copiano le sue statue, è insomma una star fra chi ha soldi e potere. Mettere un vino in un’anfora disegnata da lui è un segno di distinzione e di importanza. Un vero colpo di genio anche perché la forma del contenitore è diversa e facilmente distinguibile per il collo corto e la forma angolata.
Ovviamente i produttori di Chio sbaragliano la concorrenza. La rotta principale di esportazione via mare va verso Marsiglia e poi risale l’Europa via terra e via fiumi. Gli archeologi hanno ricostruito le rotte commerciali del vino di Chio trovando un numero di anfore enorme e nettamente sproporzionato rispetto alla capacità produttiva della piccola e poco fertile isola greca. Per questo hanno cominciato a pensare che ci fossero in giro dei falsari, cioè del vino di Chio contraffatto. Venivano rinvenute anfore di colore più rossastro di quelle originali e analizzando l’argilla l’ipotesi della truffa veniva confermata. Le vere anfore di Chio hanno un impasto ricco di cadmio mentre le false no.
Comincia da qui la ricerca dei falsari.