Mario Guidotti, l’angelo custode della campagna senese
A un anno dalla morte la sua Montepulciano, ricorda Mario Guidotti con le parole di Roberto Barzanti e Vittorio Sgarbi. Di Donatella Cinelli Colombini
<<Paura di vivere o paura di morire? Questo è il “problema”>>
La celebre frase di Shakespeare cambia negli scritti di Mario Guidotti ( 1923-2011) e diventa una riflessione sulla vecchiaia che arriva diretta al nocciolo della sua esistenza << —ecco io penso che ancora posso fare qualcosa per gli altri, questo mi tiene in vita>>.
Il convegno organizzato dalla moglie Elena con le figlie Simonetta, Laurentina e Ilaria, per ricordare la vita e l’opera di Mario Guidotti, ruota intorno all’apparente contraddizione di una personalità pessimista che costruisce per tutta la vita progetti culturali e sociali. Iniziative importanti, in grado di dare un futuro ad interi territori: il Teatro povero di Monticchiello, Forme nel verde a San Quirico, il Premio Barbi Colombini…. Semi che hanno rivitalizzato la campagna toscana in un momento in cui era il più disprezzato e abbandonato dei territori.
<< La frenesia del suo incessante operare era un modo per esorcizzare la disperazione per il presente e di sperare in un umanesimo integrale corroborato dalla fede in Cristo>> ha detto Barzanti. E le figlie ricordano una frase di Gramsci che Mario Guidotti citava spesso <<il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà>> il cui senso è legato alla tesi su Feuerbach di Marx, secondo la quale i filosofi fino a oggi si sono limitati a conoscere il mondo ed è giunta l’ora di cambiarlo.