Elena Fucci la giovane star del vino italiano
Ha un istinto micidiale nel valorizzare la qualità della vigna e del vino, ma anche una grinta da leonessa nel promuoverli: Elena Fucci
Di Donatella Cinelli Colombini
Mia figlia Violante Gardini (la Cinellicolombini Jr) è sempre circondata da amici, sono di varia nazionalità ma hanno tutti una caratteristica: “poco fumo e molto arrosto” cioè molta sostanza e poca apparenza. Alcuni sono veri talenti e Elena Fucci è uno di questi.
Al primo impatto colpiscono i capelli di Elena, neri lunghi setosi con una frangetta a coprire tutta la fronte poi il suo aspetto scompare e emerge la sua aurea, quasi un vortice di energia e coraggio che calamita chiunque abbia vicino.
E’ questa forza che ha sempre guidato le sue scelte da quando giovanissima contrasta la decisione familiare di vendere la casa e la vigna del nonno Generoso a Barile in Basilicata. Lei voleva iscriversi a ingegneria e invece va a Pisa alla
facoltà di enologia e intanto coltiva la sua vigna del Vulture insieme a suo nonno. 6 ettari con piante di oltre sessant’anni a 600 metri di altitudine accudite nel modo più tradizionale, senza chimica e con manualità estrema per cui anche la legatura delle viti è fatta con le ginestre e non, come fanno tutti, con lacci di plastica.
E’ l’anno 2000 e Elena, mentre studia, comincia a vinificare, ci crede fino in fondo e gioca tutte le sue carte su un solo vino: Titolo battezzato con il nome della contrada Solagna del Titolo dov’è la vigna. Un vino con caratteri distintivi che lo rendono unico. Al naso una mineralità affascinante che evoca il vulcano spento dove crescono le viti, una complessità profonda piena di suggestioni e in bocca una pienezza costruita su un’architettura solida.