Voucher o lavoro nero?
Cosa fare se al ristorante arrivano più clienti del previsto? Rallento il servizio in tutta la sala, li mando via, o telefono a un amico facendolo lavorare al nero?
Di Donatella Cinelli Colombini, Toscana, Montalcino, Casato Prime Donne
Questa è la situazione in un’Italia che rinuncia ai voucher in nome della convenienza politica e dell’incapacità di fare controlli, pur sapendo che, in alcuni settori, questo strumento era usato correttamente e contrastava efficacemente il lavoro nero.
L’agricoltura aveva usato questo strumento in modo corretto per studenti e pensionati, mettendo qualche soldo in tasca a persone che ne hanno davvero bisogno. La mia è la rabbia di chi è ha rispettato le regole e si vede penalizzato per colpa di grandi aziende, enti pubblici e persino sindacati, che hanno abusato dei voucher sostituendoli alle assunzioni a termine. Erano loro da bloccare non noi!
Susanna Camusso e la CGIL mettono in ginocchio il turismo proprio mentre inizia la stagione. E’ evidente che alla radice del problema non ci sono le “assunzioni volanti” nei ristoranti o della vendemmia, ma bensì grandi imprese e enti che hanno aggirato la legge, senza che nessuno controllasse o punisse. Eppure, nell’epoca di internet e dei controlli per via telematica, non dovrebbe essere difficile bloccare chi abusa e supera certi volumi con la stessa partita iva o con lo stesso codice fiscale. Perché all’estero ci riescono e da noi no?
Per il turismo la mancanza dei voucher è un disastro. Il turismo è cambiato, quasi nessun cliente prenota più in anticipo per cui i ristoranti si riempiono all’improvviso e bisogna trovare personale all’ultimo momento.