
Voucher o lavoro nero?
Cosa fare se al ristorante arrivano più clienti del previsto? Rallento il servizio in tutta la sala, li mando via, o telefono a un amico facendolo lavorare al nero?

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Di Donatella Cinelli Colombini, Toscana, Montalcino, Casato Prime Donne
Questa è la situazione in un’Italia che rinuncia ai voucher in nome della convenienza politica e dell’incapacità di fare controlli, pur sapendo che, in alcuni settori, questo strumento era usato correttamente e contrastava efficacemente il lavoro nero.
L’agricoltura aveva usato questo strumento in modo corretto per studenti e pensionati, mettendo qualche soldo in tasca a persone che ne hanno davvero bisogno. La mia è la rabbia di chi è ha rispettato le regole e si vede penalizzato per colpa di grandi aziende, enti pubblici e persino sindacati, che hanno abusato dei voucher sostituendoli alle assunzioni a termine. Erano loro da bloccare non noi!

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Susanna Camusso e la CGIL mettono in ginocchio il turismo proprio mentre inizia la stagione. E’ evidente che alla radice del problema non ci sono le “assunzioni volanti” nei ristoranti o della vendemmia, ma bensì grandi imprese e enti che hanno aggirato la legge, senza che nessuno controllasse o punisse. Eppure, nell’epoca di internet e dei controlli per via telematica, non dovrebbe essere difficile bloccare chi abusa e supera certi volumi con la stessa partita iva o con lo stesso codice fiscale. Perché all’estero ci riescono e da noi no?
Per il turismo la mancanza dei voucher è un disastro. Il turismo è cambiato, quasi nessun cliente prenota più in anticipo per cui i ristoranti si riempiono all’improvviso e bisogna trovare personale all’ultimo momento. Cara Susanna hai presente TripAdvisor? La maggior parte dei clienti cerca il posto dove mangiare quando ha fame usando il telefonino, il lavoro dei ristoranti va avanti
a singhiozzo ed è impossibile prevedere quanti clienti busseranno alla porta.
Possibile che il numero esagerato di chiusure di pubblici esercizi non abbia fatto suonare un campanello dall’arme ai funzionari della CGIL?
Secondo i dati Unioncamere tre ristoranti su quattro, aperti negli ultimi 5 anni, sono stati costretti alla chiusura. Di questi oltre il 46% non ha resistito fino al terzo compleanno.
Il bilancio nati/morti dal 2011 al 2015 segna un meno 140.000 pubblici esercizi.
Sarebbero ancora di più se tanti genitori, nella speranza di dare un lavoro al figlio disoccupato, non avessero speso tutta la loro liquidazione nell’apertura di un nuovo locale bruciandosela quasi subito.
Un settore, quello della ristorazione, che evidenzia fortissimi scricchiolii. Anche chi non chiude, perché ha una clientela consolidata, non riesce ad assolvere agli obblighi di legge. Solo a Roma, fra il novembre 2015 e i dodici mesi successivi, i controlli del NAS dei Carabinieri hanno rivelato che un esercizio su due non è in regola. Complessivamente sono state fatte 521 multe per un valore di 658mila Euro, più sequestri e 32 indagini penali.
Una fotografia che ci rivela un settore in grossissima difficoltà, figuriamoci se può assumere personale in eccesso nella speranza che arrivino clienti. Magari ritarda il servizio facendo sembrare i ristoranti italiani i peggiori del mondo. Ma conviene una cosa del genere considerando che l’enogastronomia è la seconda attrattiva del nostro Paese, dopo l’arte?
Affondare il turismo significa rinunciare all’unico settore dove l’Italia ha qualche speranza di diventare leader. E sappiamo tutti, che le nazioni prive di un settore trainante hanno pochissime probabilità di avere una buona situazione economica futura.
E allora? Che prezzo avrà l’abolizione dei voucher all’inizio della stagione turistica, per tutti gli Italiani? Non sarebbe stato meglio vietarli solo nei settori che ne abusavano e mettere un tetto massimo di 3-5.000€ a azienda, invece di sopprimerli come ha voluto la CGIL? Se consideriamo che anche gli uffici di Susanna Camusso li hanno utilizzati vuol dire che potevano avere un uso corretto e positivo, relativamente alle assunzioni volanti. Non è pero?
Fare una pratica di assunzione costa, calcolare uno stipendio costa perché, a causa delle norme italiane troppo complicate e in continuo cambiamento, tutte le aziende, salvo quelle grandissime, sono costrette a rivolgersi a studi specializzati esterni. Studi che sono chiusi nel week end e la sera, quando i ristoranti delle zone turistiche potrebbero affollarsi. E allora come risolviamo il problema signora Camusso?
La stessa cosa vale per alberghi, agriturismi e tutte le 167. 718 strutture ricettive italiane che sopravvivono grazie a internet e a un nuovo sistema di prenotazione. Ma forse alla CGIL non hanno mai sentito parlare di last minute, della flessibilità dei prezzi, delle OTA come Booking o Trivago che hanno creato enormi network on line… per non parlare della concorrenza semisommersa di Airbnb.
Per questo mi associo a Alberto Lupini e al suo articolo su Italia a tavola << Vincono la Camusso e il lavoro nero. Perdono la legalità e lo sviluppo. Si arresta il processo di modernizzazione del mercato del lavoro. Saremo anche drastici, ma stavolta non ci possono essere mezze misure. Non si può restare indifferenti di fronte ad un Governo che si è piegato ad un’ideologia arcaica e, senza alcun tentativo di fare delle modifiche, ha cancellato tutta la normativa dei Voucher>>