
Il mio Brunello stile anni Settanta
Da 7 anni il Casato Prime Donne lavora, in vigna e in cantina, per riportare il Brunello al suo stile originario anni Settanta: elegante, verticale, longevo

Montalcino Brunello Casato Prime Donne Foto di famiglia Cinelli Colombini
Di Donatella Cinelli Colombini
Sono arrivata a questa consapevolezza pian piano. Come un’adolescente che all’inizio rifiuta il passato, poi si lascia trascinare dalle mode, finché prende una personalità propria e capisce qual’è la sua strada.
Una confessione simile suona strana in una come me, che è cresciuta in mezzo alle botti di Brunello, ma quando ho lasciato l’azienda di famiglia, nel 1998, ho faticato parecchio a capire cosa volevo davvero e a vivere i ricordi senza soffrire, facendo in modo che mi ispirassero.
IL BRUNELLO ANNI ‘SETTANTA E IL SOGNO DI DONATELLA CINELLI COLOMBINI
Da sette anni al Casato Prime Donne lavoriamo sulla ricerca di un Brunello “identitario” capace di raccontare il suo vitigno e il suo terroir. A poco a poco ho capito che stavo facendo un percorso al contrario verso lo stile del Brunello anni Settanta, quello originario.

Brunello di Montalcino Casato Prime Donne
Il Sangiovese di Montalcino prodotto da mio nonno Giovanni Colombini, prima da solo e poi con mia madre Francesca univa piacevolezza e longevità, eleganza e carattere. A quell’epoca il clima fresco permetteva la produzione di grandi Brunello solo nelle migliori vendemmie e solo su terreni sassosi e capaci di drenare la pioggia. Oggi il Climate changes ha moltiplicato le buone e ottime vendemmie ma ci obbliga a cercare l’acqua in profondità e un lavoro enorme per proteggere l’uva dal sole e mantenere le viti in equilibrio.
COME RITORNARE ALLO STILE ORIGINARIO DEL BRUNELLO
Il progetto “stile anni settanta” è a buon punto e gli esiti sono già evidenti soprattutto nel Brunello “annata” ma serviranno altri 10 anni per concluderlo: vogliamo innestare le nuove viti nel campo e aumentare le botti da 15 hl.

Brunello di Montalcino Casato Prime Donne Montalcino
Tuttavia la maggior parte del lavoro è stato fatto: le vigne sono biologiche, le potature invernali sono fatte all’antica (grazie anche ai corsi di Simonit e Sirch), d’estate i tralci sono appena cimati in modo che ombreggino e la vendemmia avviene in modo selettivo scegliendo grappolo per grappolo e ripassando più volte negli stessi filari. Non cogliamo più l’uva surmaturata come 15 anni fa. In cantina siamo tornati ai tini di cemento, al lievito indigeno e abbiamo espulso le barriques.
IL BRUNELLO DEL CASATO PRIME DONNE
Nel complesso è una strategia che ci fa uscire dal coro. Anche quest’anno il Casato Prime Donne ha iniziato la vendemmia 5 giorni prima di tutti gli altri produttori di Montalcino e aveva tutta l’uva coperta dalle foglie mentre gli altri vigneti erano sfogliati.
Quando dico che ho abbassato l’altezza dei filari e voglio diminuire la densità d’impianto sotto le 5.000 piante a ettaro tutti mi guardano come se fossi pazza.
Eppure i cambiamenti climatici devono portare a comportamenti diversi nella vigna, se vogliamo produrre una grande uva e dei grandi vini. Nei primi anni Settanta mio nonno Giovanni Colombini intitolò un articolo per l’Accademia Italiana della Vite e del Vino “La terra muore” e presero per pazzo anche lui.
IL MERCATO AMA IL BRUNELLO VECCHIO STILE

Montalcino botti Brunello Casato Prime Donne
La cosa che mi rincuora è la risposta entusiastica del mercato: importatori, buyer e consumatori apprezzano i nostri Brunello senza riserve.
Ovviamente la distanza con gli stereotipi del Brunello così come si sono configurati fra la fine del Novecento e l’inizio del Duemila è sempre più marcata ma forse questo non è un male.
Va detto che non tutti amano lo stesso stile di Brunello c’è chi cerca potenza, concentrazione, struttura, impronta di legno piccolo ….. Con loro il mio Brunello parte svantaggiato, specialmente in degustazione, perché punta su: eleganza, freschezza, mineralità e verticalità. Ma provatelo a tavola e vedrete che risulta vincente.
Il nuovo interesse dei critici verso i Brunello annata rispetto ai Brunello riserva sembra indicare l’emergere di nuove sensibilità più vicina a una civiltà umana che cambia, spinta dei giovani che danno un nuovo valore alla diversità quasi fosse una garanzia di naturalezza e di artigianalità. Qualcosa che spinge verso la direzione che ho scelto io.
Quella di produrre un Brunello originario, stile anni Settanta è una scelta definitiva che, sono certa ci porterà lontano. Se non a tutti piace pazienza. Io non sono capace di stare nel coro ho bisogno di seguire il mio cuore.