Va davvero così bene l’export del vino italiano?
C’è un’enorme quantità di sfuso che viaggia dall’Argentina alla Spagna e dalla Spagna all’Italia. Benino l’export delle bottiglie. E i premium come il Brunello?
Il MPS Wine index di novembre, cioè il sistema di previsione delle esportazioni proposto dal Monte dei Paschi di Siena nei suoi forum annuali, non prometteva niente di buono. Il metodo si basa sulle aste dei vini francesi che anticipano di circa 6 mesi l’andamento delle vendite all’estero del vino italiano. Il grafico proposto da Wine index rivelava un dato in calo a partire dall’autunno 2011 e, in effetti, con la primavera 2012 il mercato del vino italiano d’esportazione ha perso la velocità di crescita che aveva nel 2011. Ma è solo un rallentamento o bisogna aspettarsi una frenata come nel 2009? Il Wine index direbbe frenata.
Anzi, se dobbiamo valutare le aste dei primi sei mesi del 2012 secondo la logica del MPS Wine index c’è proprio da allarmarsi. Infatti, secondo WineNews, le maggiori cinque case d’aste del mondo hanno registrato un calo del giro d’affari del 25%.
A conferma di questo elemento preoccupante, le percentuali dell’export nel primo trimestre dell’anno, pubblicate dal “Corriere vinicolo” del 18 giugno 2012, mostrano che la Spagna sta guadagnando terreno sul fronte dei vini con denominazione che hanno ornai quasi lo stesso prezzo del Doc italiani: 3,14€ loro e 3,82€ noi. I migliori risultati italiani nell’export arrivano dalle bottiglie dei vini commodity mentre quelli di maggior pregio, soprattutto rossi, mostrano serie difficoltà.
Chi va bene sono i francesi + 15% in valore e un + 4% in volume con un bell’aumento del pezzo medio.
Incrociamo le dita e prepariamo le valige, perchè la soluzione dei problemi delle cantine italiane è nei mercati esteri piccoli e nuovi.
Di Donatella Cinelli Colombini