
Wine business e arte dei Pizzajuoli napoletani
All’Università di Salerno per il Master in Wine business e per festeggiare il riconoscimento Unesco all’Arte dei Pizzajuoli napoletani

Master in Wine Business Università di Salerno 2017
Di Donatella Cinelli Colombini
Arrivo a Fisciano sede dell’enorme Università di Salerno e mi si apre il cuore di fronte a un campus che sembra quello di una US University. Sono reduce da un viaggio di 4 ore sotto la pioggia e da una telefonata di due ore e mezzo con la Fondazione MPS per partecipare alla Deputazione Generale. Sono più stanca di mio marito Carlo che ha guidato la macchina senza sentire niente e senza poter accendere la radio. La mia è l’ultima lezione del Master in Wine Business 2017 diretto dal bravissimo Professor Giuseppe Festa .In aula ci sono anche le Donne del vino della Campania guidata da Lorella Di Porzio. Il clima è natalizio e mi permette di fare una lezione meno schematica

Master in Wine Business Università di Salerno 2017 e Donne del vino
di quelle che tengo abitualmente. Spero comunque di aver lasciato agli studenti degli spunti di riflessione e di incoraggiamento. Al termine degustiamo Cenerentola DOC Orcia, IGT Super Tuscan Il Drago e le 8 colombe e il futuro Brunello 2013. Cenerentola colpisce al cuore per la sfida coraggiosa di una giovanissima DOC che vuole emergere con le sole forze dei vitigni autoctoni. Il Drago stupisce per l’orizzonte internazionale che guarda e la sua evidente capacità di accompagnare le cucine asiatiche. Ma è il Brunello non ancora nato (diventerà Brunello a mezzanotte dell’ultimo dell’anno) che li lascia tutti di stucco con il suo tessuto di tannini setosi e la aristocratica piacevolezza.

Arte dei Pizzajuoli Napoletani e Master in Wine Business
La cena che, come ogni anno conclude la giornata, è prevista da un Pizzajuolo campione del mondo – Pizzeria Madison a Avellino – ed è un’esperienza che vale il viaggio. Tre forni di cottura a legna di cui uno per celiaci schermato per evitare persino la contaminazione per via aerea. Una squadra di maestri pizzaioli fa volteggiare la pasta con le mani e la cuoce per 30-40 secondi. Guardando la brigata al lavoro sembra vedere un balletto che si muove con precisione e eleganza. Bravo Unesco ad aver riconosciuto l’enorme qualificazione di ingredienti, sistemi di lievitazione e di lavorazione fatto dai Pizzajuoli napoletani per portare all’eccellenza un alimento altrimenti povero e purtroppo spesso banalizzato e maltrattato in modo

Donne del Vino delegazione Campania
volgare per cui il mondo è invaso di cose che neanche assomigliano alle pizze tradizionali fatte a mano. Celebriamo l’arte dei Pizzajuoli napoletani divenuti il 58° patrimonio dell’umanità presente in Italia e il movimento d’opinione, mai visto prima, a sostegno della candidatura con 600 ambassador e 2 milioni di firme in tutto il mondo sulla petizione #pizzaUnesco. Un successo quello dei Pizzajuoli napoletani che una riscossa dal basso, il segno della forza delle nuove sensibilità internazionali verso valori come la manualità, la tradizione, la naturalezza, l’identità, il benessere che nasce dal cibo.
Quale conclusione migliore di una giornata dedicata al wine business di una pizza napoletana verace accompagnata da un Fiano di Avellino?