
Si dice Nizza e non Barbera
Gianluca Morino ci fa scoprire una giovanissima DOCG con grandi ambizioni Nizza nata fra i banchi di scuola sarà la nuova stella dell’enologia piemontese

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Di Donatella Cinelli Colombini, Montalcino, Casato Prime Donne
Il weekend tosco piemontese alla Fattoria del Colle è stato un tour de force per il fegato perché la quantità e qualità delle degustazioni e delle prelibatezze gastronomiche è stata esagerata. Non enorme ma proprio esagerata.
Le robiole di Roccaverano prodotte da laureati che hanno scelto di fare i pastori e puntare sulla caseificazione di latte fresco, ha fatto alzare gli occhi al cielo anche all’enologo Maurizio Castelli che ha accompagnato l’espressione del volto con un <mmmm…>>.
Così come la battuta al coltello di fassona coperta da vero tartufo bianco di Alba e i plin serviti sul tovagliolo e mangiati con le mani per non parlare degli amaretti di

Barbera-e-Nizza-alla Fattoria-del-Colle-in-Toscana
Monbaruzzo fatti artigianalmente. Ma anche la Toscana si è difesa bene con i pinci appena “tirati” con sugo di cinghiale e la bistecca fiorentina di bue chianino che è stata divorata fino all’osso. Ghiottonerie a iosa con un trionfo dell’artigianalità e della tradizione culinaria in abbinamento con grandissimi vini. Si grandissimi perché dopo questo weekend chi era venuto soprattutto per assaggiare il Brunello ha scoperto che il Nizza è un degno rivale del grande vino Toscano. Ed è stata proprio l’ex Barbera ora diventato Nizza a affascinare tutti con la sua storia e i suoi profumi.

Partecipanti al weekend Tosco-Piemontese al Casato Prime Donne
Grande narratore Gianluca Morino ha raccontato come il Barbera fosse uno dei cinque vitigni più diffusi in Italia e come poi sia stato molto impiantato all’estero ridimensionando le sue vigne nel nostro Paese. <<Nel territorio di Alba, Asti e nel Monferrato le famiglie aristocratiche erano collegate con la Toscana e coltivavano nelle loro terre Nebbiolo e Freisa che apparivano più raffinati, mentre il Barbera era l’uva dei poveri perché le viti producevano tanto, fino a 200-250 quintali a ettaro>> E’ stato lo scandalo del Metanolo 1986 lo spartiacque con quel passato dei grandi volumi.
L’idea di differenziare il Nizza dal resto del vastissimo territorio della DOC Barbera nasce fra gli studenti di Enologia della Scuola superiore di Alba che, nel 1993, fondano l’associazione “Vigne del Nizza”. Da quel germe nasce, nel 2000, quella che nel 2014

Gianluca Morino prepara il Barbera Tonic con la Barbera Chinata Carucci
diventa la DOCG Nizza. <<Cambia anche la mentalità, se prima nessuno andava a assaggiare i vini dei colleghi e chi entrava nella cantina del vicino era guardato storto, poi nasce una nuova condivisione fra i produttori>>. <<Ha avuto un grande ruolo Tullio Mussa>> aggiunge Fiammetta Mussio raccontando come questo oste fece sedere intorno allo stesso tavolo i produttori spingendoli a confrontarsi.
Cambiamenti davvero coraggiosi: il Nizza è l’unica DOCG che ammette solo vigneti piantati “a solatio” e che, nell’auspicio dei produttori più coraggiosi, come Morino, dovrà puntare sulla commercializzazione dopo un affinamento in bottiglia di 2-3 anni.
Tuttavia il cammino verso la qualità è stato ed è pieno di difficoltà perché il ricordo del passato di povertà pesa in ogni famiglia << quando feci il primo diradamento, nel 1993, il primo nella mia zona>> racconta Gianluca << cercai di seppellire i grappoli che avevo tagliato ma mio nonno se ne accorse lo stesso e non mi parlò per tre mesi. Lui si ricordava quando i cattivi raccolti avevano costretto lui e la moglie ad andare “in servitù” per sei anni in due posti diversi e lontani

Bistecca di bue chianino Fattoria del Colle
da casa per sfamare la famiglia. Per questo non accettava che si buttasse via l’uva>>. Una storia di ribellione alla tradizione che ricorda molto quella dei Barolo Boys e fa procedere il vino verso un costante innalzamento qualitativo.
L’assaggio verticale delle annate e dei vigneti con terreno molto diverso e in certi punti molto simile allo Champagne, ci fa scoprire vini destinati al lungo e lunghissimo invecchiamento con profumi complessi e profondi e in bocca un’acidità che si stempera con il tempo e un sapiente uso delle botti fino a farci innamorare di un 1997 e un 1998 davvero spettacolari. Due vini dell’epoca in cui Gianluca Morino sperimentava le barrique e che forse spingono a riconsiderare l’utilizzo del “legno piccolo” che ora, in Italia, appare meno apprezzato ma forse potrebbe conciliarsi con l’architettura potente del Nizza.

Fiammetta-Mussio-nella-Donna-che-Guarda-(Alessia Bernardeschi 2017)del CasatoPrimeDonne
Piccolo episodio romantico in questo bellissimo weekend “di-vino”. Alla degustazione verticale di 7 Brunello ha preso parte anche una giovane donna con il suo compagno. Ha ascoltato in silenzio la mia spiegazione di come il progetto della cantina Casato Prime Donne con organico femminile fosse nato dalla ricerca di un enotecnico all’Istituto agrario di Siena e dal fatto che la scuola non aveva studenti maschi disponibili mentre c’era una lista di 9 ottime studentesse donne che nessuna cantina voleva. Al termine, la giovane mi ha detto <<una di quelle 9 enotecniche ero io >> e mi ha raccontato che <<la scuola mandava nelle cantine solo i maschi >> dopo il diploma ha seguito delle cantine in Turchia e ora si occupa dell’accoglienza turistica in alcune aziende di vino nel Sud del senese. In serata lei e il fidanzato sono andati alla Fattoria del Colle per fare insieme la vinoterapia (bagno nel vino) e a cena lei mi ha mostrato felice l’anello con il solitario che le era stato appena regalato. Una bella storia d’amore che completa questo meraviglioso fine settimana.