Gianluca Morino Tag

Si dice Nizza e non Barbera

Gianluca Morino ci fa scoprire una giovanissima DOCG con grandi ambizioni Nizza nata fra i banchi di scuola sarà la nuova stella dell’enologia piemontese

Nizza-DOCG-Donatella-CinelliColombini-Gianluca-Morino-Alessia-Salvioni

Nizza-DOCG-Donatella-CinelliColombini-Gianluca-Morino-Alessia-Salvioni

Di Donatella Cinelli Colombini, Montalcino, Casato Prime Donne

Il weekend tosco piemontese alla Fattoria del Colle è stato un tour de force per il fegato perché la quantità e qualità delle degustazioni e delle prelibatezze gastronomiche è stata esagerata. Non enorme ma proprio esagerata.
Le robiole di Roccaverano prodotte da laureati che hanno scelto di fare i pastori e puntare sulla caseificazione di latte fresco, ha fatto alzare gli occhi al cielo anche all’enologo Maurizio Castelli che ha accompagnato l’espressione del volto con un <mmmm…>>.
Così come la battuta al coltello di fassona coperta da vero tartufo bianco di Alba e i plin serviti sul tovagliolo e mangiati con le mani per non parlare degli amaretti di

Barbera-e-Nizza-alla Fattoria-del-Colle-in-Toscana

Barbera-e-Nizza-alla Fattoria-del-Colle-in-Toscana

Monbaruzzo fatti artigianalmente. Ma anche la Toscana si è difesa bene con i pinci appena “tirati” con sugo di cinghiale e la bistecca fiorentina di bue chianino che è stata divorata fino all’osso. Ghiottonerie a iosa con un trionfo dell’artigianalità e della tradizione culinaria in abbinamento con grandissimi vini. Si grandissimi perché dopo questo weekend chi era venuto soprattutto per assaggiare il Brunello ha scoperto che il Nizza è un degno rivale del grande vino Toscano. Ed è stata proprio l’ex Barbera ora diventato Nizza a affascinare tutti con la sua storia e i suoi profumi.

Il tappo a vite batte il sughero fra i consumatori giovani

La praticità di apertura e di richiusura convince la maggioranza ma solo 1 su 3 sceglierebbe la bottiglia con screwcap fra due vini uguali

Mollydooker Carnival of Love Shiraz

Mollydooker Carnival of Love N°2 top 100 Wine spectator

Di Donatella Cinelli Colombini

Spagna, Italia, e Francia, grandi Paesi produttori di vino scelgono ancora, quasi tutti, i tappi in sughero ma lo screwcap piace a tedeschi, americani e inglesi. La chiusura in alluminio preferita soprattutto dai consumatori più giovani e in particolare dalle donne.

 

TAPPI A VITE PRATICI MA NON BEN VISTI PER I GRANDI VINI

I dati provengono da un sondaggio effettuato da IPSOS su 6.000 consumatori di Italia, Francia, Uk, Germania, Spagna e Usa. Colpisce la distanza fra le decisioni dei produttori e le preferenze di chi compra le bottiglie. Ecco che in Spagna,  i tappi a vite sono usati solo sul 10% dei vini, mentre il 34% dei consumatori lo preferirebbero.
Meno forte il divario in Italia dove il 59% dei consumatori ama ancora usare il cavatappi e lo screwcap ha fatto piccolissimi passi avanti passando dal 17 al 19% delle bottiglie di vino in cinque anni. Tuttavia c’è un 34% di italiani che, a parità di prezzo, preferirebbe la chiusura più pratica anche se quasi tutti sono convinti che il sughero sia indispensabile per preservare la qualità dei vini.
Chi invece chiede tappi di alluminio sono i Paesi importatori con i sudditi di Sua Maestà Britannica in testa. E’ in questi mercati che l’idea del tappo a vite non si associa più all’immagine dei vini di bassa qualità e soprattutto di basso prezzo. Del resto il 91% dei vini della Nuova Zelanda e il 70% di quelli dell’Australia hanno tappi a vite e soprattutto i primi sono decisamente cari. Anche qui in Italia da Jerman a Livio Felluga per non parlare del portabandiera dei tappi alternativi Gianluca Morino, sono decisamente “modernisti”.

 

I miei amici premiati Elena Fucci e Gianluca Morino

Elena Fucci Premio al coraggio della guida vini del Corriere della Sera, Gianluca Morino VignaioloDigitale dell’anno al Salone del Gusto

Luciano Ferraro Elana Fucci Luca Gardini

Luciano Ferraro Elana Fucci Luca Gardini

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

Due grandi personaggi, diversamente coraggiosi. Elena Fucci ha rinunciato al suo sogno di diventare ingegnere negli Stati Uniti per rimanere a Barile e trasformare la vigna di suo

Premiazione di Gianluca Morino presentazione Guida Slow Wine

Premiazione di Gianluca Morino presentazione Guida Slow Wine

nonno Generoso di 89 anni, nella Petrus dell’aglianico. Luciano Ferraro e Luca Gardini autori della guida “Vignaioli e vini d’Italia” 2015 (RCS €12,90) l’hanno scelta per rappresentare il coraggio delle sfide impossibili e il talento che le fa vincere. Doti entrambe care a Ferraro, autore del wine blog DiVini, dove pubblica storie apparentemente piccole ma capaci di aprire l’animo e la mente.
La scelta di Elena rispetta questo spirito: a 18 anni si rende conto che presto la sua vigna, quella dove giocava da bambina, sarà di qualcun altro. Lei vorrebbe studiare ingegneria e i suoi genitori non vedono un futuro per la vigna dove il nonno Generoso passa le sue giornate curando le antiche viti ad alberello una per una. E’ a quel punto che Elena decide di cambiare il suo futuro, la famiglia non venderà la vigna mentre lei andrà a Pisa per laurearsi in Enologia. Il suo vino “Titolo” rispecchia la forza antica delle sue viti e la dolcezza affettuosa di Elena. La scorsa estate Elena e mia figlia Violante hanno passato le vacanze insieme a Gozo, con i rispettivi partner Ignazio e Andrea. E’ bellissimo vedere la loro amicizia vignaiola.

Vino vino delle mie brame, qual è il tappo migliore del reame?

Una costante delle discussioni del mondo del vino è la spinosa questione del tappo, tra sostenitori del sughero e dello screw cap.

Letto per voi da Bonella Ciacci

tappo di sughero vs. tappo a vite

tappo di sughero vs. tappo a vite

Seguendo Marilena Barbera (@marilenabarbera) e il produttore proprietario di Cascina Garitina, Gianluca Morino (@gianlucamorino) su Twitter, leggo alcuni giorni fa di un’interessante ma accesa discussione che si è scatenata sul social network per via di un articolo di Slow Food dove si riportano le idee di Robert Parker. Il celebre e stimato esperto di vino del Wine Advocate sostiene che entro il 2015 il tappo di sughero sarà in minoranza sul mercato mondiale.

Da queste poche parole, quasi lapidarie per il povero tappo tradizionale, si scatena una guerra a colpi di posizioni forti, sostenute da una parte da chi protende per abbracciare le nuove tecnologie, come lo screw cap, che garantiscono l’eliminazione di rischi come l’ossidazione, e dall’altra chi invece difende tradizione, gestualità, poesia e “rischi naturali da mettere in conto”. L’articolo di Slow Food, che ha anche un programma per sostenere la produzione del sughero, si schiera nettamente dalla parte del tappo tradizionale, riportando i dati di uno studio dall’Associazione portoghese del Sughero (Apcor): l’85%  dei 2001 intervistati vede nel tappo di sughero simbolo di alta qualità e prestigio. Idea comune e anche condivisibile, visto che i più grandi vini del mondo (da un Brunello Biondi Santi ad un Pétrus, sono rigorosamente tappati in sughero), ma il punto è forse un altro. Per sostenere strenuamente questa immagine, non stiamo perdendo di vista la qualità e la preservazione del vino?

Screw cap o tappo a vite, Gianluca Morino lo vorrebbe anche nel Barolo

Il tappo a vite nelle bottiglie di vino: per molti in Italia è ancora un tabù. Intervista a Gianluca Morino, produttore di Nizza (AT), che ha un punto di vista diverso.

Di Bonella Ciacci

Gianluca Morino

Gianluca Morino

Scopro per caso, seguendolo su Twitter e Facebook, che Gianluca Morino, della Cascina Garitina, produttore vitivinicolo a Castel Boglione (AT), 43 anni, con la passione per Barbera e Brachetto, è un forte sostenitore del tappo a vite, o screw cap, e che lo usa. Essendo io della zona dei grandi vini toscani come Brunello di Montalcino e Vino Nobile di Montepulciano, dove anche il solo pronunciare il nome di questo tappo equivale ad eresia, mi incuriosisco, e da questa curiosità è nata un’intervista ad un produttore piemontese, altra terra di grandi rossi italiani, che sfida la tradizione.

Gianluca Morino è Presidente dell’Associazione Produttori della Barbera d’Asti superiore Nizza. Appassionato innovatore, crede nell’importanza del digitale per lo sviluppo economico delle aziende agricole; divulgatore dei valori e della bellezza del suo territorio, con l’aiuto del web sta facendo scoprire la Barbera e il Nizza a wine lovers, giornalisti e importatori di tutto il mondo.Nel 2011 è stato ideatore e realizzatore di #barbera2; nel 2013 ha realizzato la tavola rotonda #digitalbarbera.

Bonella Ciacci –  Nel mondo dei produttori sei un innovatore, hai cambiato il modo di raccontare un vino e una cantina, e anche nell’argomento dei tappi, sembri stare al passo coi tempi. Da quando hai iniziato ad usare lo screw cap, ovvero il tappo a vite, o Stelvin?

Gianluca Morino – Credo da sempre fortemente che il vino abbia bisogno di conquistare il posto che gli compete. E per farlo serve innovazione nella

Vera

Vera

comunicazione per invertire la rotta. Ho iniziato ad usare il tappo a vite 2 anni fa per una linea di 3 vini rossi chiamata Vera dal nome di mia figlia Veronica. Un Dolcetto, un Merlot ed una Barbera vinificate in acciaio per esaltare frutto e bevibilità che mi interessa portare sul tavolo dei miei consumatori. Proprio per questo aspetto ho scelto il tappo a vite, per la sicurezza di aver ben riposto tutto il lavoro e tutti gli investimenti che ci sono a monte per produrre un vino.  Non si può mai immaginare la rotazione di un vino e per quanto tempo un consumatore possa conservarlo in cantina prima di gustarlo. Per questo aspetto sono più che tranquillo perché sono fermamente convinto che lo screw cap sia perfetto anche per i vini che devono affinare in bottiglia.

BC – Hai utilizzato lo screw cap per l’intera produzione di un’annata, o ne hai tenuta una parte ancora con il tappo “alla vecchia maniera”, ovvero il tappo di sughero?

GM – Ho imbottigliato l’intera produzione perché quello è il progetto e sarebbe ingestibile un doppio magazzino.