
AIV: Sangiovese, contraffazione, classifica del 1855
A Losanna per il Symposium dell’AIV Académie Internationale du Vin per scoprire il vino svizzero, le nuove contraffazioni, i lieviti e l’origine del Sangiovese

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Di Donatella Cinelli Colombini, Brunello, Casato Prime Donne
Arrivo in Svizzera con mio marito Carlo Gardini in aereo, è una bella giornata fredda e le cime alpine sono tutte innevate. In questa nazione di banche, orologi, formaggio e cioccolato … è tutto preciso e perfetto, funziona tutto, che spettacolo! Sono a Losanna per il simposio dell’Academie Internationale du Vin – AIV e per conoscere il vino svizzero. In questo Paese i vigneti esistono dall’epoca romana ma il principale vitigno locale, il Chasselas pare sia nato sulle Alpi molto molto prima, perché un’indagine del 2009 sul suo DNA ha escluso la sua provenienza caucasica. Si tratta di dunque di un super indigeno che

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produce vini spesso molto apprezzabili (anche se diversi) al naso e meno appaganti in bocca. Si tratta di vini difficili da trovare perché invece di chiamarsi Chasselas le bottiglie portano i nomi dei villaggi o delle cantine dove sono prodotti. Tuttavia intorno al lago di Ginevra ci sono moltissimi vigneti e negli ottimi ristoranti di Losanna (città che pullula di stellati Michelin e alberghi straordinariamente lussuosi) è possibile gustare i vini svizzeri con pesce e carne di ottima qualità. Degni di nota Les Sentes blanches 2015 di Heida, Rèze et Petit Arvine della Cave Les Santes (Cantone Valais) che è stato considerato il miglior uvaggio svizzero del 2016 e il Merlot Riflessi d’Epoca 2013 di Brivio Vini (Cantone Tessin).L’Académie ha un nuovo membro, Pietro Ratti che sbalordisce tutti raccontando il Barolo con un film di animazione dove lui stesso è la voce narrante. Angelo Gaja mi punzecchia <<Donatella tu non reagisci? Ha detto che è il Barolo il re dei vini!>> Pio Boffa (Pio Cesare) poco distante se la ride.

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Dopo Ratti, Alvaro Palacios letteralmente arranca nella spiegazione in francese della viticultura spagnola. L’unica cosa che tutti capiscono è l’intenzione di procedere alla riqualificazione attraverso le denominazioni a cui, fin ora, non era stata data importanza puntando solo sui volumi e sui bassi prezzi.
Fra le cose che ho imparato al Simposio, e che vorrei condividere con voi, alcune sono davvero interessanti. Il Sangiovese è per metà un vitigno toscano e per metà calabrese. Il super esperto sull’origine dei vitigni José Vouillamoz (quello che ha scritto Wine grapes con Jancis Robinson), mi dice <<ha due fratelli minori: il ciliegiolo e il Calabrese di Montenuovo>>.
Claude Bourguignon che con la moglie Lidia sono gli agronomi di Romanée Conti, spiega <<i lieviti sono funghi e stanno nel terreno da dove le viti li assorbono attraverso le radici. Contrariamente a quello che tutti credono i lieviti sulla buccia dell’uva sono una quantità minima in confronto a quelli nel succo>>. Per questo chi usa pesticidi e uccide la vita nel terreno, è poi costretto a versare nel mosto i lieviti

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industriali. Lo zolfo da usare nei vigneti deve avere provenienza vulcanica come avveniva nell’antichità. Meglio evitare lo zolfo ottenuto dal petrolio attraverso un procedimento chimico.
Il presidente dell’Accademia Bruno Prats rivela come è nata la celeberrima classifica dei vini di bordolesi del 1855. Si tratta della lista redatta dal presidente del sindacato locale, molti anni prima dell’Esposizione Universale, quasi per uso privato. Il criterio si basava sul terroir ma soprattutto sulla proprietà. Infatti Haut Brion che era appena stato venduto, nella lista originaria non era nel primo gruppo e vi entrò solo nel 1824. Ecco che nel 1855 i produttori si rifiutarono di accettare una lista governativa e chiesero il rispetto della

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classificazione dei crus consolidata nel tempo. Fu questa a venir consegnate alla locale camera di commercio e da questa al ministero per la partecipazione all’esposizione universale. Il limite della lista è che non riguarda il Medoc ma bensì solo la Gironda. La classifica aveva un significato eminentemente commerciale. Con il tempo, tuttavia, la distanza fra i primi e gli altri è aumentata a dismisura. Se all’inizio era il 20% del prezzo delle uve o dei vini, oggi le bottiglie dei primi costano 10-15 volte più di tutti gli altri.
Dopo questa relazione il dibattito fra gli accademici si scalda. La pietra dello scandalo è Château Mouton perché l suo ingresso fra i “first growth” nel 1973 per << un capriccio di Filippe de Rothchild>> brucia ancora. Dalla sala c’è chi commenta <<c’è riuscito e poi ha aumentato la produzione enormemente però ora i vini di Mouton sono cattivi! >> C’è anche chi racconta, con dovizia di particolari, la cena a cui parteciparono <<i ministri vecchi e nuovi. Jacques Chirac, ancora prima di diventare Primo Ministro approvò la decisione che cambiava il vertice della classifica bordolese>>.
John Olney spiega lo Zinfandel presente in California dal 1840. Come è noto si tratta dello stesso vitigno chiamato Primitivo e coltivato in Italia dall’Ottocento e del Tribidrag – Crijenak Kastellansky diffuso in Croazia dal 1500. Quello che è considerato il simbolo dell’enologia di Sonoma viene generalmente prodotto come uvaggio (90% di diffusione) di Zinfandel, Petit sirah, Carignane, Mataro/Mourvèdre, Granache noir. La cosa curiosa è che i vigneti sono piantati con tutti questi vitigni mescolati per raccoglierli e vinificarli tutti insieme come avveniva in Italia fino a un secolo fa. Altra sorpresa è la capacità di invecchiamento dello Zinfandel. Benchè tutti lo considerino poco longevo assaggiamo un 1993 di Ridge Lytton Springs e un 2011 Ridge Geyserville di eccellente qualità. Recentemente si è diffuso lo stile di Zinfandel surmaturati ma questi sono fini complessi e decisamente buoni.
Fiona Morrison parla dei vini contraffatti. Il fenomeno è in crescita esponenziale. Sta avvenendo un vero corpo a corpo fra le cantine di vini cari e i falsari, Haut Brion ha 4 sistemi anticontraffazione sulle stesse bottiglie. L’ultima trovata dei truffatori, per ora in uso solo sugli Champagne, è di fare due buchi sul fondo della bottiglia per succhiare il vino sostituendolo con altro di qualità inferiore.
Riparto per l’Italia perdendo la degustazione di Champagne Bollinger ma felice di aver incontrato tanti produttori di tutto il mondo assaggiando anche vini di cui non immaginavo l’esistenza come quello prodotto in Tibet.