Basta con l’orribile sito del turismo italiano

Sito ufficiale turismo francese

Basta con l’orribile sito del turismo italiano

Foto brutte, vecchie, pochi video, traduzione in sole 4 lingue e testi noiosi. Basta! Ci vuole un ministero e la rottamazione delle Strade del vino e dei sapori

Sito ufficiale turismo francese

Sito ufficiale turismo francese

Di Donatella Cinelli Colombini

Noi del vino siamo i più danneggiati dalla comunicazione turistica istituzionale. E dire che l’enogastronomia appare come il secondo “attrattore” cioè la seconda calamita di turisti esteri, dopo il patrimonio culturale. Pensate che l’ETC European Travel Commission, che riunisce 33 Paesi, con l’obiettivo di potenziare la destinazione Europa, progetta di strutturare le proposte turistiche del futuro su base soprannazionale usando le motivazioni di viaggio. L’enogastronomia è al secondo posto. Se la proposta va avanti e noi non ci organizziamo, il Barolo, il Chianti, la Franciacorta o il Trento DOC saranno letteralmente travolte dalla presentazione sfavillante della Rioja o dell’Alentejo perché tutte le regioni del vino europee hanno ormai vetrine migliori delle nostre.

Italia.it acqua alta a Venezia

www.italia.it acqua alta a Venezia

Uno dei nostri talloni d’Achille sono le 170 Strade del vino e dei sapori che, nella stragrande maggioranza, sono degli organismi di carta, autorizzati ma pressoché inesistenti . Per capire il potenziale di queste strutture territoriali aprite il sito tedesco. Con le sue 40 lingue è una macchina da guerra e propone una settantina di Strade a tema: da quella sugli imperatori a quella sui conventi, da quella sugli asparagi a quella del vino. Quest’ultima sezione contiene 14 itinerari << È tutta colpa dei Romani: hanno portato il vino nel Palatinato ed eccola qui>>, titola l’itinerario del Riescling, che vista la condizione delle strade del vino italiane, suona come una presa in giro.

sito ufficiale del turismo tedesco Renania-2(1)

sito ufficiale del turismo tedesco Renania-2(1)

La cosa più triste è che il sito ufficiale del turismo italiano è stato modificato recentemente e non appare più come un “reperto archeologico”. Dato che l’investimento era stato fatto, tanto valeva chiamare qualche specialista e realizzare una vetrina attraente, intrigante, spiritosa ma soprattutto capace di far preparare le valigie. E invece: foto vecchie e scure, testi noiosi, emozione zero.
La differenze con i maestri francesi (la Francia è la prima destinazione turistica del mondo con 83 milioni di arrivi) è abissale. Evidentemente anche i cugini d’oltralpe hanno qualche problema appoggiandosi alle 9 Strade del vino censite nel sito, ma quando presentano i territori vitati sono capaci di affascinare anche gli astemi. Il titolo è evadi nelle Strade del

france_des_vins_et_spiritueux_copyright_alain_doire_bourgogene_tourisme_7

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vino. Il video sullitinerario a Bordeaux è talmente coinvolgente che senti di aver perso molto se non parti subito <<La Gironde, plus grande destination Vins du monde>> e notate la parola Vins scritta in maiuscolo.
Poi apriamo www.italia.it e viene quasi da piangere leggendo la paginetta sul vino. Per fortuna nel menù a destra c’è il Brunello di Montalcino insieme a Prosecco, Chianti e Novello. La scheda su Montalcino manca di un’informazione determinate: non dice che ci sono oltre cento cantine aperte al pubblico su un totale di 208. In effetti la cosa che maggiormente colpisce, rapportando il nostro testo con quello di Bordeaux è che i francesi si rivolgono ai wine lovers e il testo italiano no.

turismo-valle-loira-formaggio

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Tutto il comparto enogastronomico appare mal gestito rispetto al suo potenziale con danni enormi soprattutto per l’Italia minore, quella dei borghi. Anche se i viaggi con motivazione food and wine sono ancora una nicchia bisogna ricordare che, nel mondo, una persona su sei sceglie alimenti italiani e soprattutto le piccole comunità, hanno conservato cibi e vini identitari cioè offrono quelle emozioni golose che risultano la cosa più gradita dai turisti stranieri di ritorno dal Bel Paese.
Gestire male l’attrazione enogastronomica italiana ci fa un danno enorme.
Non è vero che il nostro patrimonio culturale è sufficiente a assicurarci flussi turistici duraturi. Chi dice <<tanto i turisti verranno sempre>> dice una stupidaggine: senza un’azione di marketing rischiamo di ricevere solo il “mordi e fuggi”, solo nell’alta stagione e solo nelle destinazioni più note.
Se la nostra posizione nel Travel & Tourism Competitiveness report 2015 è migliorata e

concorsovisitnorwayyourway

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siamo all’8° posto risalendo dal 26° di due anni fa, non dipende certo per l’efficacia del marketing nell’attrarre i turisti. In questa sezione siamo al 123° posto. In Italia sono migliorati l’accessibilità ai bagni, l’auto noleggio, la copertura della rete mobile, densità di medici mentre andiamo vanno male l’uso delle tecnologie, sicurezza, aeroporti.
Qualche giorno fa ho letto un articolo di Cronache di Gusto, che gridava di indignazione rispetto alla comunicazione turistica istituzionale. Una rabbia che condivido. L’esempio virtuoso, a dimostrazione del fallimento della strategia turistica nazionale, è la Norvegia con il suo sito tradotto in 16 lingue e decisamente più attraente del nostro visitnorway.com . << Nel 2014 i norvegesi hanno incassato dal turismo, 5 miliardi di dollari. Poco meno di quanto incassa dagli stranieri l’intero Mezzogiorno>> spiega l’ultimo rapporto World Travel & Tourism Council commentato da Cronache di gusto << da noi lavorano nel turismo

Palermo

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indotto compreso l’11,4% degli occupati … da loro sono il 12,7% >>. Considerano l’enorme differenza fra il nostro e il loro patrimonio artistico, fra le nostre e le loro coste asolate, fra la nostra e la loro offerta enogastronomica ……. L’apparenza è quella di una cinquecento che supera la Ferrari. Il Sud che è fotografato dall’<< ultima tabella Eurostat (dati 2013) sulle prime venti regioni turistiche dell’Ue mostra al 6° posto il Veneto, all’11º la Toscana, al 13º l’Emilia-Romagna, al 19° il Lazio, al 20° la provincia di Bolzano. Del Meridione, nonostante quel patrimonio di bellezza e di cultura, non ce n’è una>>