
Brunello: è meglio la vendemmia 2010 oppure la 2019?
Tanta uva fantastica con acini piccoli come il Cabernet e grappoli completamente aperti. Abbiamo portato in cantina un Brunello 5 stelle “lusso”
Di Donatella Cinelli Colombini

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Oggi finisce la vendemmia 2019 di Brunello e siamo euforici.
2010 e 2019: due vendemmie abbondanti d’uva e altissime di qualità.
Qual è la migliore?
Nel 2010 l’inverno e la primavera furono piovosissimi e l’estate calda e arida. Nel 2019 l’inverno è stato arido mentre la primavera, specialmente aprile e maggio, con piogge continue. Entrambe le annate hanno cominciato l’estate con il terreno pieno d’acqua e questo ha permesso alle viti di sopportare agevolmente i successivi mesi caldissimi che, nel 2019 sono stati interrotti solo da due grandi perturbazioni (I° luglio 15 settembre) per un totale di quasi 200 mm d’acqua. Hanno idratato il suolo ma non più di tanto.
Al momento della vendemmia l’uva delle due annate era molto simile: grappoli piccoli con acini molto piccoli e perfettamente sani.
Quindi la ricetta del Brunello 5 stelle “lusso” parrebbe questa: piogge fino a primavera, caldo e siccità estiva, autunno sereno.
VENDEMMIA 2019 BRUNELLO 5 STELLE LUSSO
Un’uva che è rimasta perfetta nonostante un diluvio proprio all’inizio della vendemmia: 95 millimetri in due temporali il 22 e 23 settembre e nonostante l’altro diluvio (40 mm) con qualche chicco di grandine il 2 ottobre.
Vendemmia memorabile per la straordinaria qualità, la quantità abbondante dell’uva ma anche per l’incidente stradale della cantiniera Barbara Magnani. Sotto il diluvio di lunedì 23 settembre un automobilista, che proveniva in senso opposto, ha perso il controllo ed ha colpito frontalmente come un proiettile la Jeep di Barbara. Lei è stata estratta dall’abitacolo dai pompieri e trasportata in ambulanza, immobilizzata nel lettino, fino al pronto soccorso di Siena. Tanta paura, lividi ovunque, auto distrutta ma niente conseguenze gravi. La vendemmia è andata avanti con la giovane enologa, vice cantiniera Sabrina catapultata in prima linea e il vignaiolo Efisio scioccato ma orgoglioso dell’uva che stava portando in cantina.

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Durante la vendemmia io o mia figlia Violante siamo sempre in azienda. Quest’anno, per la prima volta, nei giorni della vendemmia, avevamo due viaggi all’estero quasi impossibili da spostare: Violante in USA con un tour di sette città in dieci giorni e io in Russia per due seminari per cinquanta sommelier di Mosca e San Pietroburgo. Quando Barbara mi ha avvertito del suo incidente volevo tornare immediatamente in azienda ma lei mi ha convinto <<stia tranquilla che è tutto sotto controllo>>. Ed era vero, ho una squadra fantastica!
LA SFOGLIATURA FA MALE E NON BENE ALL’UVA
Il 27 settembre è arrivata la consulente Valerie Lavigne ed ha constatato la sbalorditiva qualità dell’uva, alla Fattoria del Colle e soprattutto al Casato Prime Donne di Montalcino: <<è la prima volta che vedo un Sangiovese che pare Cabernet>> ha detto complimentandosi del piccolo calibro degli acini, la maturità perfetta di tutta l’uva e il colore del mosto che dopo tre ore è già rosa e in un giorno diventa rosso. Le analisi confermano che stiamo raccogliendo nel momento top, quello magico dove maturità e freschezza combaciano. Il 25 settembre il contenuto di antociani estraibili dell’uva iniziava a calare in tutta la collina di Montalcino.

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La visita nei vigneti e gli assaggi in cantina sono veloci e Valerie mi chiede di vedere le altre zone di Montalcino. Le percorriamo tutte: Montosoli, Camigliano, Sant’Angelo, Sesta, Castelnuovo, Montalcino zona storica, Torrenieri… Credevamo di essere fra gli ultimi a cogliere e invece scopriamo di essere fra i primi così come rimaniamo sorprese nel vedere gran parte dei vigneti defogliati, pratica che fino a vent’anni fa era salutare, ma con il cambiamento climatico, nei vigneti delle grandi denominazioni, è stata abbandonata per rallentare la maturazione.
Sorprende che Montalcino, un tempo zona all’avanguardia nella viticultura e nell’enologia orientata sull’alta qualità, tenda ora a ripetere le pratiche produttive come chi ha trovato la ricetta perfetta. Con la natura la ricetta perfetta non esiste, le viti vanno capite assecondando il loro rapporto con il clima con grande umiltà.
DONATELLA CINELLI COLOMBINI: LA VIGNA VUOLE CULTURA E NON COLTURA
Io sono laureata in “lettere e cartoline” come dice mio marito Carlo. Non ho la pretesa di dare lezioni a chi ne sa più di me di viticultura ed enologia. Non voglio seguire le mode, sono troppo vecchia per essere trendy. Tuttavia, diffido dalle “verità assolute” e del “s’è sempre fatto così” come se fosse una garanzia di qualità. Per questo imparo ogni giorno, da tutti, in ogni luogo e questo mi convince di essere un’interprete della cultura del mio tempo e di produrre grandi vini che parlano al cuore della gente.