Cibi e vini dei dittatori
Cibi e vini dei dittatori. Cercare un nesso fra cibi vini e ferocia indagando nelle abitudini alimentari dei dittatori è molto difficile: fra loro ci sono comportamenti molto diversi. A dispetto della convinzione che la carne renda aggressivi e inclini alla violenza molti dei personaggi più sanguinari del Novecento preferivano la verdura. Adolf Hitler, per esempio era vegetariano e pressoché astemio. Alla fine della sua vita mangiava quasi solo purea di patate ma aveva 15 assaggiatori per accertarsi di non venire avvelenato, si avvicinava al cibo 45 minuti dopo di loro ovviamente se nessuno mostrava sintomi sospetti.
Benito Mussolini amava le insalate condite con olio sale, aglio e succo di limone. Non era un gran buongustaio e disprezzava cibi e vini francesi considerandoli “inutili”.
Amava l’aglio anche Stalin insieme a noci, prugne, melograni e vino. La sua cucina preferita era quella tradizionale georgiana e il suo cuoco era Spiridon Putin, nonno dell’attuale presidente russo Vladimir. Pare che Stalin amasse organizzare banchetti con giochi alcolici e balli.
Ma vediamo le abitudini alimentari di alcuni dittatori particolarmente sanguinari. Idi Amin Uganda morto nel 2003 dopo aver sterminato un numero imprecisato di connazionali ( da 80 a 500.000 secondo stime diverse) mangiava arrosto di capra,
manioca e pane di miglio ma anche pizza e pollo fritto della famosa catena americana. A questo aggiungeva circa 40 arance per accrescere la sua virilità. Quello della virilità sembra un autentico tormentone per i dittatori, anche Kim Jong-il leader della Corea del Nord fino al 2011, consumava lardo e zuppa di carne di cane perché riteneva che accrescesse la sua potenza maschile.
Tra i carnivori c’è Ceaușescu anche se i suoi piatti favoriti erano le lasagne vegetariane condite con un uovo sbattuto nella panna acida, la carpa in gelatina alla rumena, un’insalata condita con pomodoro, la cipolla e feta per accompagnare una bistecca. Anche Pol Pot dittatore cambogiano a cui si attribuisce l’uccisione di un milione e mezzo di persone mangiava cervo, cinghiale, frutta fresca, vino, brandy e carne stufata di serpente bevendo Hennessy Cognac.
Grande bevitore era Mugabe presidente dello Zimbabwe, accusato di genocidio come le altre persone citate in questo elenco. Lui indulgeva in bevande molto costose. Pare che, per la sua festa in occasione dell’85° compleanno abbia ordinato 1.800 bottiglie di Bollinger e Moët et Chandon.
Tra i personaggi di potere di cui è nota l’efferatezza il più gourmet è sicuramente Hermann Göring di cui è nota una grande passione per i migliori château bordolesi e soprattutto per Mouton Rothschild, cantina che era stata occupata dall’esercito tedesco sfruttando la circostanza della proprietà ebrea. Ma non tutto il vino che arrivava al capo della polizia segreta Göring ( a cui fanno riferimento anche i campi di sterminio) era della migliore qualità, pare infatti che i francesi sostituissero le bottiglie delle più famose cantine di Pauillac etichettando in modo prestigioso vini del tutto ordinari. L’episodio è narrato da Heinz Bömers nel suo libro Wine & War. Ho conosciuto personalmente il Signor Bömers che, dopo la sua esperienza nell’esercito tedesco, divenne capo di una delle più grandi ditte di importazione di vini tedesca la Reidemeister & Ulrichs di Brema.