Dove va il vino italiano?
All’estero ma se resta in Italia in supermercato o nella vendita diretta delle cantine. I nuovi consumatori sono in America e in Asia, sono millennials e donne
Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini
E’ dunque oltre confine il destino di gran parte delle bottiglie italiane. I primi dati 2012 indicano per l’export un aumento del 6,3%, un valore che diventa un 7,5% se consideriamo solo i rossi con denominazione. Crescono quasi tutti i principali mercati esteri del vino italiano che sono in ordine decrescente USA, Germania, Regno Unito, Canada, Svizzera, Giappone, Danimarca, Paesi Bassi, Svezia. Le performance migliori in Giappone (+32%) e Svezia ( + 23%) ma è la dimensione del mercato statunitense la cosa più impressionante: 640.168.534€ importati in un anno.
Questi dati sono la diretta conseguenza di un cambiamento di “peso” dei Paesi consumatori. Insomma benchè l’Europa rimanga il primo mercato mondiale per il vino in realtà la sua importanza cala a vista d’occhio mentre America e Asia crescono. Nel periodo fra il 91-95 e il 2011 vediamo che la prima nazione consumatrice, la Francia, perde il 20%, l’Italia e la Spagna cedono del 34% mentre gli Stati Uniti segnano un +53%, la Cina un + 233% e la Russia un + 80%.
I 31 miliardi di bottiglie che vengono stappate ogni anno nel mondo sono destinate dunque ad aumentare con il bel
ritmo del 5,3% all’anno ma verranno aperte in posti diversi. Eccoci dunque la necessità di puntare sull’export.
Ma vediamo cosa succederà al vino, made in Italy, che rimarrà comunque nel mercato domestico. E’ prevedibile un calo dei consumi al ristorante e un aumento di quelli domestici. Gli inviti a pranzo, stanno infatti tornando fra le pareti di casa e conseguentemente riprende quota l’acquisto di bottiglie di buona e ottima qualità. Ecco che mentre il consumo di vino pro capite, in Italia, cala sotto i 40 litri l’anno e contemporaneamente scende la spesa alimentare per cui anche nel carrello del supermercato il vino diminuisce del 2,9% in quantità, contemporaneamente assistiamo a un incremento del prezzo unitario delle bottiglie del 3%. Piccolissimo segno di incoraggiamento.
Il GDO è sicuramente il primo luogo di acquisto del vino (41%), seguito dalle cantine di produzione, molto distanziati seguono enoteche, wine bar e negozi. Anche l’e-commerce, benchè in crescita è ancora un canale marginale.
Passiamo all’ultima voce della nostra analisi: chi beve vino in Italia? Il 60% dei consumatori hanno oltre 45 anni. Diminuiscono vertiginosamente i bevitori abituali soprattutto fra le donne (39%) mentre aumentano i consumatori saltuari, segmento dove i due sessi praticamente si equivalgono. Il target in maggior crescita sono le donne soprattutto le giovani con buona cultura enologica. E’ forse per questa avanzata del gentil sesso con il bicchiere in mano che ha ingenerato il successo delle bollicine. Sarà questo il vino in maggior crescita almeno fino al 2016. Al fianco delle donne un target da tenere d’occhio sono i millennials. In USA, nazione che generalmente anticipa le tendenze mondiali, vediamo che sono loro i maggiori consumatori di vini sopra i 20$. Magari non bevono come la generazione dei baby boomers ma forse bevono meglio. In effetti anche i dati diffusi da Vinexpò (Iswr) prevedono un incremento dei prezzi medi a bottiglia dell’8,7% con un trend di crescita che favorirà le bottiglie oltre i 10$ specialmente rosse. Un quadro che sembra privilegiare chi vuol bere bene.