Frank Ferrante: il sogno americano nasce dalle crisi
Frank Ferrante avvocato d’affari a Manhattan, spiega che gran parte delle 500 maggiori società americane sono nate dalla crisi del 1929
Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini
Cristina Vannuzzi Landini intervista l’Avvocato italo/americano Frank Ferrante, socio fondatore dello Studio Legale Ferrante a New York. Nato in Calabria, ha studiato in Italia e poi in Usa. Nella sua professione abbina la rapidità e il dinamismo dell’imprenditoria americana con la cura dei dettagli e l’estro italiani.
Lo Studio Legale Ferrante è una vera bouitque per la clientela italiana a New York e si avvale di circa 15 professionisti con spiccata vocazione internazionale. Ha già aperto le sue porte in Cina e Brasile. Lo Studio assiste in Italia e all’ estero numerosi clienti del real estate, della moda, del design, della tecnologia, della ristorazione e del vino. Offre servizi relativi a 5 macro aree: advisory per start-up business in USA per aziende italiane, real estate, immigrazione, e-commerce e intellectual property (marchi/copyrights).
Intervista di Cristina Vannuzzi Landini
D. Avvocato Ferrante “Il piccolo è ancora bello?
R. “Sono convinto che il piccolo sia sempre più bello, ma è arrivato il momento di reinventarsi. Il tessuto economico italiano è da sempre stato composto per la stragrande maggioranza da piccole e medie imprese, molte di queste addirittura di carattere famigliare.
Gli U.S.A. sono uno dei paesi più “amici” degli imprenditori, come dimostrato anche dalle statistiche della World Bank. A patto che il “business plan” sia solido, gli Stati Uniti offrono infinite agevolazioni dai punti di vista fiscale, societario, d’immigrazione e di trasparenza. L’ho vissuto in prima persona e cerco di aiutare le eccellenze italiane a vivere il cosiddetto “sogno americano”.
In una situazione di crisi, la cosa peggiore è stare fermi ed aspettare che passi. Guardare all’estero non è più un’opzione, ma una strategia di sopravvivenza. Da questa “sopravvivenza” molti sono arrivati al successo!”
D. In pochi anni quelli che erano i paesi sottovalutati, India, Cina, Brasile, Medio Oriente…… sono diventati i paesi più ricchi e promettenti e, in Italia, guardiamo al modo di creare nuovi sbocchi per fare sviluppo; che tutela suggerisce Lei per la PMI?
R. Le PMI possono tutelarsi da sole guardando a questi mercati. Il fatto che siano basate in Italia non significa necessariamente che quello e’ l’unico mercato in cui debbano operare. Questi nuovi mercati che lei ha menzionato, India, Cina, Brasile, Medio Oriente non devono essere visti come minacce ma come opportunità. La globalizzazione sarà sempre più’ forte.
Secondariamente credo che il governo Italiano, come sta facendo quello americano, debba dare incentivi a piccole e medie imprese che lo meritano. Un problema su tutti e’ quello della tassazione. In Italia le aziende sono oltremodo gravate da tasse sugli introiti e sui dipendenti. Se si vuole aiutare l’economia interna questo trend deve diminuire.
D. La crisi potrebbe annullare tutta la promozione fatta all’estero?
R. No. La crisi è solo la più grande opportunità che possa capitare. Un esempio su tutti: Una grande parte delle Fortune 500 companies (Lista delle migliori 500 aziende al mondo stilata da Forbes) è nata dalla crisi del ’29. La storia è ciclica e ci insegna che quelli che apparentemente sembrano ostacoli, se presi con il giusto spirito, sono opportunità; ci aiutano a guardare oltre.
D. La società italiana, sia sul fashion che sull’enogastronomia, è sufficientemente preparata? Diciamo che i nostri imprenditori italiani si sono “cullati” da sempre nella convinzione che l’Italia era al top per arte, cultura, fashion e food and beverage….e oggi?
R. Nella qualità l’Italia e’ prima al mondo nelle aree in cui lei ha nominato. Tuttavia il ruolo degli imprenditori è quello di reinventarsi sempre. Per esempio, lo scenario d’affari attuale e’ dominato da internet e dai social media. Come imprenditore è importante fare leva su questo trend altrimenti il rischio e’ quello di diventare obsoleti, pur con eccellenti prodotti. Anche il marketing sta diventando sempre più fondamentale ed in prima persona sono molto attento a questo aspetto per il mio studio legale. Bisogna convogliare il giusto messaggio, nel giusto canale alle giuste persone.
Altra considerazione che mi sento di fare è che nel commercio internazionale è importante adattarsi ai diversi mercati che si coprono. Un prodotto o servizio può essere efficace in un paese ma completamente fallire in un altro. Lo vedo ogni giorno con i nostri clienti.
La parola d’ordine in questo caso è innovazione.
D. I dati turistici dell’estate 2012 segnalano un aumento del turismo enogastronomico. È questo il futuro di un comparto italiano che pesa molto sul Pil?
R. L’Italia è fedele alle sue origini e sicuramente il cibo fa parte di queste. Se non sbaglio l’Italia è il settimo paese al mondo per visitatori all’anno. Credo che oltre alla bontà dei suoi prodotti l’enogastronomia italiana è apprezzata per le sue tradizioni. In particolare i Vini italiani stanno crescendo molto negli Stati Uniti, e parlando con i nostri clienti distributori, intravedono ancora maggiori possibilità. Anche in Cina, mercato notoriamente ostile per i vini italiani, sembra che il vento stia cambiando. Circa un mese fa si e’ tenuta a Pechino la Cerimonia Inaugurale dei Vini Italiani in Cina. Questo sarà un progetto della durata di un anno, richiesto dal Ministero dello Sviluppo Economico e finanziato dal Dipartimento degli Affari Esteri d’Italia. Parlavamo prima della tutela delle PMI, questo mi sembra un buon passo.