I wine e i food blogger sono donne
L’85% dei food blogger in Italia e il 62% dei wine blogger USA sono donne, ora è un hobby ma hanno altissime probabilità di trovare lavoro anche in Italia
Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini
La prevalenza femminile fra le food blogger italiane è meno sorprendente e appare come un’evoluzione moderna della tradizionale trasmissione delle ricette da madre a figlia e fra vicine di casa. E’ vero tuttavia che, nelle arti culinarie i grandi chef sono quasi tutti uomini e la prevalenza femminile è più quantitativa che qualitativa collegandosi al maggior impegno femminile ai fornelli domestici. Le signore italiane della gastronomia on line fanno generalmente un altro lavoro e si mettono sul web per << dare voce a una passione personale>> dice Alessandra Moneti nell’interessantissimo libro intitolato Ci salveranno gli chef. Tutt’altra cosa è il food porn che è quasi una <<bulimia mediatica>> dove la vetrina prevale sui contenuti.
Ma eccoci alle signore wine blogger. In questo caso una certa sorpresa è giustificata. L’ambito degli esperti di vino è infatti un feudo maschile da sempre e niente lasciava immaginare una rivincita dell’opinione femminile on line. E invece eccola qui: sposata, dai 35 ai 55 anni, fa un lavoro dipendente, ha esperienza nella scrittura e nel vino, usa il blog per dare voce alle proprie passioni il più delle volte senza cercare un immediato ritorno economico. Generalmente non si tratta di un’attività episodica ma di blog con almeno due anni di attività e una piccola community: 1550 follower su Facebook e 448 su Twitter per 1475 lettori unici al mese. I dati arrivano da Thea Dwelle di Luscious Lushes Wine Blog e Cindy Molchany di Zephyr Adventures. Ma vediamo ora un aspetto ancora poco esplorato del vino nei social: i posti di lavoro che genera.
Una recentissima indagine di BeSharable ci rivela che il 48% delle 3400 cantine italiane intervistate vuole attivare nuovi canali di comunicazione online entro la fine dell’anno. Fra chi è già attivo, il 13% si avvale di un professionista esterno e il 43% ha una persona dedicata al web all’interno dell’azienda. <<I più gettonati sono: Facebook, Twitter, Google+, Instagram e blog aziendale. Finora, però, sui canali social si registra più quantità che qualità>> ha concluso
Davide Macchia, Amministratore delegato di BeSharable «un treno che l’Italia, soprattutto quella che produce eccellenza, non può più permettersi di perdere».
I risultati dell’indagine mostrano infatti una correlazione fra l’uso attivo del web e il successo degli affari. Le piccole e medie cantine senza nessuna attività internet hanno calato il loro business del 4,3% negli ultimi tre anni, quelle che hanno almeno un sito segnano -2,4% mentre chi fa web marketing ha un + 1,2% ed ha accresciuto il suo export del 15%.
Risultati che fanno presumere una rapida accellerata del social sviluppato delle imprese enologiche, attività in cui, alla luce di quanto scritto sopra, le donne appaiono nettamente favorite.