Il futuro del Brunello secondo Vivino e Nomisma
Nel presente ci sono i giovani wine lovers USA ma nel futuro del Brunello ci sono i Cinesi. Da migliorare social, e-commerce e l’immagine eco-friendly
Di Donatella Cinelli Colombini, Casato Prime Donne
Il Consorzio del Brunello celebra il suo 50° compleanno con due convegni dedicati al passato e al futuro della denominazione. Lo sguardo in avanti è affidato a Nomisma e Vivino
Cominciamo dal portale con il maggior catalogo mondiale di vini: Vivino 10 milioni di referenze provenienti da 200.000 cantine. Ogni giorno avvengono 500.000 ricerche ma gli utenti totali nel mondo sono 24 milioni di cui due in Italia. Si tratta, per la maggior parte, di wine lovers competenti infatti il loro giudizio sui vini rispecchia quello dei grandi critici. Siccome ogni ricerca o recensione lascia una traccia misurabile, Vivino fornisce anche tendenze e opinioni. Ecco dunque che i vini italiani che interessano di più sono i rossi del
centro. Ma la tipologia più popolare è il Barbera, seguito da Barolo,Chianti Classico e Brunello.
L’interesse per il Brunello cresce in inverno, le marche più conosciute sono in ordine decrescente Banfi, Frescobaldi, Barbi e Biondi Santi. Il brand montalcinese che ha accresciuto maggiormente l’interesse dei wine lovers è Ciacci Piccolombini ma anche il mio Brunello ha aumentato il suo appeal di un bel 39%. Le parole più usate per descrivere il Brunello sono tabacco, cuoio, terra, liquirizia, ciliegia, tannino, complessità, eleganza. Quando si tratta delle migliori bottiglie il vocabolario cambia e troviamo seta, velluto, soffice, vinoso, grasso, grafite … Al contrario quando il Brunello non piace è verde,
erbaceo, ammuffito, magro, astringente, aspro … Per fortuna simili espressioni capitano di rado perché i giudizi qualità-prezzo, sul Brunello sono in velocissimo miglioramento.
Sempre sul futuro del Brunello vediamo il contributo di Nomisma, il più reputato centro di analisi sul marcato del vino italiano, che ha in Denis Pantini il suo miglior esperto. Il primo dato è di scenario; dei 5,6 miliardi di vino esportati dal Bel Paese quasi uno proviene dalla Toscana e di questo un terzo parte dal senese.
La nostra provincia esporta principalmente in USA (35%) in Germania (16%), in UK e Canada (7%). La Cina assorbe solo il 2% del vino senese spedito all’estero ma è in crescita verticale (+101%).
La vocazione all’export ha salvato il vino senese dal disastroso andamento dei consumi interni che in soli sei anni sono calati di 2 milioni di ettolitri con un -18% per i vini rossi.
Il Brunello è il rosso più presente nei ristoranti stellati. E’ nell’86% delle loro carte dei vini con una media di 12 etichette. In Italia i compratori di Brunello tramite e-commerce abitano soprattutto nel Nord Ovest e per il 63% hanno un’età fra i 36 e i 55 anni. Tuttavia sono i millennials e gli over 65 quelli disposti a spendere di più per ogni bottiglia (38-39€).
A livello internazionale il prezzo on line di un Brunello sale a 47€ ma è più basso dei suoi competitori diretti: Amarone, Barbaresco e Barolo. In Nord America i consumatori di vino rosso sono soprattutto Millennials e Generazione x, sono uomini con ottimi stipendi, vivono a New York, California, Quebec e Ontario.
Ma arriviamo alla parte più importante della ricerca: le tendenze.
1) I giovani consumatori amano i vitigni autoctoni e sostenibili ma non troppo i bio.
2) Il consumo di vino rosso aumenterà enormemente in Cina e moderatamente in Canada e Russia.
Per concludere con una super sintesi di tutti questi dati potremmo dire che il Brunello piace molto ai giovani consumatori perché incarna la tipologia che loro cercano: è rosso, ottenuto da vitigni autoctoni e ha un’immagine di eco compatibilità. Tuttavia nel futuro deve migliorare la sua comunicazione digitale guardando a USA e Canada nell’immediato e alla Cina nel lungo periodo.