IL PROSECCO ALLA SPINA E LE LANGHE NON SONO IN VENDITA

le langhe non sono in vendita -Grandi Langhe 2024

IL PROSECCO ALLA SPINA E LE LANGHE NON SONO IN VENDITA

DUE PROBLEMI LEGATI AL SUCCESSO: GLI USI IMPROPRI DEL PROSECCO E IL PREZZO ESORBITANTE DEI VIGNETI DI BAROLO CHE POTREBBE SPINGERE A VENDERE A RICCHI STRANIERI

Prosecco alla spina

Prosecco alla spina

di Donatella Cinelli Colombini #winedestination 

Due azioni dei consorzi hanno tenuto banco in questo inizio d’anno. Sono diverse ma entrambe difensive e mostrano quanti problemi contiene il successo. Infatti si legano a situazioni di vero boom commerciale. Il Prosecco che attacca la mescita alla spina fatta in UK e il Barolo che chiede ai produttori di non lasciarsi tentare dai prezzi milionari e vendere i loro vigneti agli stranieri.

 

PROSECCO ALLA SPINA: IL NOME PROSECCO USATO PER INDICARE UN BIANCO EFFERVESCENTE DI VARIA PROVENIENZA

Cominciamo dalla questione, più semplice da raccontare, cioè il Prosecco alla spina. Il Consorzio del Prosecco Doc ha finanziato la campagna “This is not Prosecco” durante le festività natalizie affiggendo 800 manifesti nelle principali stazioni metro di Londra come Waterloo, Westminster, Embankment, Charing Cross. L’obiettivo era valorizzare il vino nelle bottiglie di vetro e contrastare la vendita alla spina ritenuta fraudolenta. Purtroppo i risultati sono stati negativi. Il Consorzio ha inoltre fatto appello alle autorità perché vietino un tipo di somministrazione che usa il marchio Prosecco in modo illegittimo mentre i rivenditori inglesi non intendono rinunciare a un business lucroso e bollano l’iniziativa del Consorzio come qualcosa di fuori dalla realtà e dal mercato. Tuttavia non è chiaro se il vino bianco frizzante che esce dagli erogatori sia realmente Prosecco o Cava spagnolo oppure altro vino effervescente. Per questo non può essere chiamato Prosecco cioè con il nome di un vino DOC.

 

LE LANGHE NON SONO IN VENDITA

LE LANGHE NON SONO IN VENDITA GRANDI LANGHE 2024

PRODUTTORI DI BAROLO NON VENDETE “LANGHE NOT FOR SALE”

I prezzi delle vigne di Barolo fanno prudere le mani. Si parla di 4 milioni di Euro per le zone con maggiore reputazione. <<Cifre da capogiro che rischiano di rendere i produttori delle Langhe vittime del loro stesso successo>> commenta Trebicchieri del Gambero Rosso. Per questo Matteo Ascheri, presidente del Consorzio Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, ha organizzato a “Grandi Langhe” 2024 l’incontro “Langhe not for sale” letteralmente le Langhe non sono in vendita.

La richiesta è di impedire l’accesso di grandi investitori forestieri nel territorio di produzione di Barolo e Barbaresco. Sul fronte degli arrivi stranieri, il primo e più traumatico episodio fu l’investimento del milionario americano Kyle Krause che comprò i vigneti di Enrico Serafino e soprattutto, nel 2016, l’azienda Vietti. Di recente Renzo Rosso, patron di Diesel, ha acquistato l’azienda di Josetta Zaffirio. In quella occasione Matteo Ascheri accese un semaforo rosso contro le vendite che scardinano l’integrità sociale e produttiva delle Langhe. Poi è arrivato il colosso Argea, nato nel 2022 dall’acquisizione da parte del Gruppo di private equity Clessidra dell’azienda Botter, con il successivo ingresso di Mondodelvino. Da qui l’iniziativa del Consorzio di precisare come la chiave del successo dei vini di Langa si leghi al carattere unico e inimitabile del suo territorio e ai valori che guidano i produttori: attaccamento alla terra e alla tradizione contadina. Concetti supportati da uno studio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano sull’opinione del vignaioli langaroli. Il sentiment generale è che la salvaguardia dell’autenticità e integrità del territorio sia indispensabile per garantirsi un futuro, in altre parole i langaroli pensano che crollando i valori cessi il carattere unico del vino, si omologhi agli altri e perda il fascino che sorregge le sue prospettive commerciali.

 

UNA LEZIONE DI MARKETING CHE RIBADISCE IL VALORE DELL’IDENTITA’ E DELL’AUTENTICITA’

Da un punto di vista di marketing l’appello di Ascheri è un capolavoro. Richiama l’attenzione sui valori e l’unicità dei vini, fa qualcosa di nuovo e diverso da tutte le altre denominazioni del mondo e mette le Langhe sotto i riflettori come un gioiello raro. Bravissimo!
Se a questo aggiungiamo il giudizio sulla recente vendemmia “otto stelle” che colpisce perché anche gli alberghi ne hanno solo sette, il successo travolgente di Grandi Langhe con l’intenzione di portarsi dietro tutto il vino piemontese e infine il segnale collegato al cambiamento climatico con la proposta di ammettere i terreni esposti a Nord per la produzione del Barolo …. Bisogna dire che Matteo Ascheri è davvero bravo.
Mi chiedo che immagine abbiamo noi di Montalcino visto che un terzo dei produttori, quasi tutti quelli più grandi, non sono indigeni. Forse vale la pena di riflettere maggiormente sull’identità locale e come salvaguardarla senza trasformarsi nella riserva indiana.
Ho invece qualche dubbio sull’azione del Prosecco. Mi ricorda la “Diet Cola” che fu uno dei fiaschi più clamorosi della storia del marketing mentre con il messaggio positivo “CocaCola Light” la stessa bevanda ha avuto successo.
Io avrei puntato su un messaggio del tipo “This is authentic Prosecco”.