La tragicomica dei moduli cinesi del vino sbagliati
I moduli anti–dumping del Governo Cinese sulle cantine europee tra traduzioni maldestre, pioggia di e-mail e rischio di super tassa sull’export di vino in Cina
Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini
Tutto inizia qualche mese fa con i produttori tedeschi di pannelli solari che riescono a ottenere una tassa su quelli cinesi importati in Europa.
Il I° luglio le autorità cinesi rispondono con un’indagine sul vino europeo esportato in Cina e finalizzata a verificare chi ha usufruito di fondi OCM per la promozione del vino nel loro Paese. Tutte le cantine che vogliono esportare nel gigante asiatico devono dichiararsi disponibili a una verifica da parte delle autorità cinesi.
Senza questa dichiarazione la Cina applicherà un dazio superiore.
I documenti da riempire sono quattro di cui due da compilare in cinese. Devono arrivare in Cina entro il 22 luglio. Comincia una pioggia di e mail da parte di Ministero, Federdoc, Consorzi al ritmo di uno ogni ora. E inizia una corsa col tempo con intoppi di vario genere. Traduzioni delle istruzioni cinesi per la compilazione quasi incomprensibili. Il Ministero che si rende disponibile a tradurre dall’italiano al cinese i moduli ma dichiara di non sapere se riuscirà a tradurli tutti. In effetti nei nostri c’era il riferimento all’ufficio legale della Berlucchi.
Insomma in mezzo a una gran buona volontà e una gran confusione finalmente i moduli dei produttori italiani partono
per la Cina. Prima i due compilati in italiano e poi quelli in cinese.
Ma ecco la prima sorpresa. Il 19 luglio arrivano, attraverso il Ministero dello Sviluppo Economico, tre liste di cantine europee che hanno mandato moduli ritenuti errati dal Ministero Cinese.
Si tratta dei primi due moduli da compilare in italiano con semplicissime informazioni come nome e indirizzo della cantina. Le liste sono rispettivamente di 962, 910 e 6 nominativi. La stragrande maggioranza dei nomi degli elenchi sono italiani, poi c’è qualche cantina spagnola e pochissime francesi. Fra le nostre ci sono anche aziende con uffici export super competenti che difficilmente fanno errori come Antinori o Gaja. E’ una lista talmente lunga che apparentemente contiene tutte quelle che hanno mandato i moduli per prime.
E’ presto per valutare questi fatti, tuttavia appaiono molto preoccupanti. Cosa succederà alla scadenza dei termini di consegna e soprattutto cosa succederà quando verranno esaminati i moduli più complessi e tradotti in Cinese? Ma soprattutto quale tassa applicherà la Cina sulle cantine – praticamente tutte – che hanno usato fondi OCM?
Di fronte a quello che sembra un inghippo senza uscita c’è solo da sperare che la Commissione europea trovi una soluzione politica e negozi un accordo pannelli solari cinesi contro export di vino.
E soprattutto che lo faccia in fretta.