Le disavventure di Donatella nel Tokaj
Quello che ogni wine lover vorrebbe sapere del Tokaj, oro liquido ungherese. Come Donatella Cinelli Colombini è diventata ostile ai vini dolci
TOKAJ
E’ un vino da dessert da uve botritizzate. Viene prodotto nel Nordest dell’Ungheria vicino al confine con la Slovacchia e l’Ucraina. La zona misura circa 70 km2 e comprende una trentina di villaggi di cui Tokaj è la capitale. Il clima è mite grazie ai monti che la proteggono dalle correnti del Nord e il suolo di origine vulcanica è coperto di sabbie fini. C’è la Strada del vino Tokaj-Hegyalja che è, a mio avviso, quella con maggiore potenziale in Ungheria. La vendemmia inizia a settembre per produrre vini secchi, da consumo locale e va avanti fino a novembre con le uve per l’appassimento. Il Tokaj nasce da uve Furmint, Hárslevelü e piccole quantità di
Sàrga Muskotàly che è un moscato bianco. Il blend è alla base della naturale acidità, del contenuto zuccherino e della aromaticità speziata che sono caratteristiche del vino. Il resto lo fa la muffa nobile botrytis Cinerea. La dolcezza del Tokaj azsu è misurata in puttonyos che sono i cestini di raccolta. Oggi evidentemente il residuo zuccherino è valutato dalle analisi di laboratorio ma anticamente il metodo era più empirico e il nome è rimasto ancora oggi. Le cantine solo coperte di Cladosporium cellare, un fungo che genera una muffa simile a un tessuto compatto e soffice alimentato dell’alcol che evapora dalle botti e crea il tipico aroma del Tokaj. Il Tokaj è uno dei vini da dessert più cari del mondo e in certi casi sfiora i 1000 € la bottiglia (Royal Tokaji wine compaany essencia Tokaj Hegyalja).
DONATELLA CINELLI COLOMBINI NEL TOKAJ
Fra il 2002 e il 2004 sono stata fra i “persuasori” incaricati di portare le loro esperienze al fine di convincere i colleghi produttori ungheresi a votare per l’ingresso nell’Unione Europea. Feci un numero notevole di viaggi che si svolgevano sempre più o meno con la stessa modalità: visita nelle aziende, pranzo campestre, convegno e incontro con i produttori, degustazione. Io non amo i vini dolci ma quei viaggi in Ungheria mi dette il colpo di grazia. Gli assaggi di Tokaj erano tantissimi. La mia posizione mi metteva nell’impossibilità di rifiutarli ma anzi nella necessità di mostrare apprezzamento e incoraggiamento per tutti. Finii per odiare ogni liquido che, anche al naso, manifestava una certa dolcezza. Questo è il lato negativo dell’esperienza, di contro ebbi modo di vedere le zone del vinicole ungheresi. Posti bellissimi e pieni di
fascino,luoghi intatti, dove la storia si leggeva in ogni edificio. Tuttavia, qualche volta, per spiegare le opportunità dell’enoturismo facevo autentiche acrobazie! Villaggetti di microcantine allineate lungo la strada e davanti a un canale fognario a celo aperto, aziende più grandi e con ottime attrezzature ma senza tecnici, aree con castelli, terme, vigneti in paesaggi meravigliosi ma con strade di accesso a una sola corsia oppure quasi senza alberghi ….
Il I° maggio 2004 l’Ungheria entrò nell’Unione Europea a seguito del voto popolare favorevole. Io e gli altri “persuasori” fummo sollevati e persino sorpresi perché nelle riunioni le cose non andavano affatto lisce, anzi eravamo convinti, come purtroppo avvenne, che l’apertura delle frontiere ai vini europei avrebbe portato al collasso della produzione locale troppo cara. I vignaioli magiari ne avessero paura e continuavano a chiederci <<quanto costano la vostra uva e il vostro vino sfuso?>> e poi subito dopo <<quanti soldi ci arriveranno dall’Europa?>> alla prima era meglio non rispondere e alla seconda non era possibile rispondere. Altra questione, sempre sul tavolo, era il nome Tokaj che infatti, dal 2007, l’Europa ha tolto a alsaziani e friulani lasciandolo agli ungheresi in forma esclusiva.
Nei miei viaggi nel Tokaj due cantine mi colpirono enormemente quella degli spagnoli Vega Sicilia – Oremus e quella di István Szepsy l’enologo più innovativo e capace d’Ungheria un vero genio del Tokaj.